Lunedì il corteo con il Sindaco, la Fanfara dei Carabinieri e Libera
Si terrà lunedì 23 maggio alle ore 10.00 in piazza Gianturco ad Afragola la cerimonia di scoprimento del busto dedicato alla memoria del maresciallo Gerardo D’Arminio che l’Amministrazione comunale ha scelto di erigere nella stessa piazza in cui il carabiniere medaglia d’argento al valor civile venne barbaramente ucciso dalla camorra il 5 gennaio del 1976. Alla cerimonia parteciperanno il Sindaco Domenico Tuccillo, il Presidente del Consiglio Comunale Nicola Perrino, l’Assessore alla Cultura Nunzia Porroni, i rappresentanti dell’Arma con la Fanfara dei Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza insieme con l’associazione Libera contro le Mafie, il cui presidio è intitolato non a caso alla memoria del maresciallo D’Arminio. All’evento parteciperanno inoltre gli istituti scolastici del territorio e le associazioni per una giornata dedicata al ricordo del maresciallo, medaglia d’argento al valor militare.
IL PROGRAMMA – La giornata comincerà con un corteo che si radunerà alle 8.30 con scuole ed associazioni del territorio in via Firenze, all’altezza del Liceo Brunelleschi. Da qui in una marcia scandita dalle note della Fanfara dei Carabinieri raggiungerà piazza Gianturco, dove con l’alzabandiera sarà letto il testo poetico «’a bandiera» di Nello Franzese. Dopo i saluti del Sindaco Tuccillo e del Sindaco di Montecorvino Rovella, città di nascita di D’Arminio, Egidio Rossomando, sono previsti gli interventi di Annalina D’Arminio, figlia del maresciallo e di Maria Saccardo, referente di Libera contro le mafie del presidio Casoria-Afragola. Dopo il monologo «Denunciare» recitato da Antonio Vitale saranno gli studenti delle scuole a leggere un messaggio prima dello scoprimento del busto del maresciallo D’Arminio, realizzato dagli studenti dell’I.S.I.S. «Emilio Sereni» (sezione Liceo Artistico Cardito) al suono della Fanfara dell’Arma. La manifestazione sarà coordinata dal Capo Redattore di Avvenire Toni Mira
LA BIOGRAFIA – Gerardo D’Arminio era diventato maresciallo capo a Palermo e durante la sua carriera aveva collezionato sette encomi solenni e due promozioni per «meriti eccezionali» prima di morire all’età di 39 anni. La notizia della sua uccisione, fra i carabinieri di Palermo, giunse come una mazzata. «Era tra i migliori dì noi», commentarono come riporta un’edizione della Stampa del 1976. Per tre anni fu in forza al Nucleo di polizia giudiziaria, incaricato dalla Procura della Repubblica di arrestare malviventi e mafiosi colpiti da mandato di cattura. Poi, nel 1966, istituito il Nucleo investigativo comandato dal ten. col. Giuseppe Russo, Gerardo D’Arminio affiancò l’ufficiale in numerose azioni antimafia. Nell’agosto del 1963, il maresciallo D’Arminio era stato fra quelli che avevano catturato il pericoloso boss mafioso Michele Cavataio che sei anni dopo, il 10 dicembre 1969, sarebbe stato soppresso nella strage di viale Lazio. Il sottufficiale si calò nella botola che portava nel nascondiglio del boss e lo bloccò prima che l’altro potesse far fuoco con la «CobraColt» che aveva in pugno.