di Giuseppe Carrubba – “Genoa-Napoli” è una delle gare più affascinanti che uno Sportivo con la S maiuscola può pensare. Forse vi starete chiedendo cosa ci sia di così intrigante in una partita che vede una squadra al comando e una che in questo momento ,anche se in crescita, non è in un ottima posizione. Eppure assistere ad un match in cui “i colori di una tifosoria sono anche quelli dell’altra” ha davvero dell’incredibile. Genova e Napoli sono due sorelle, vivono lontane, diverse fra loro ma allo stesso tempo simili. L’una con la Lanterna, l’altra col Vesuvio. Entrambe simbolicamente perfette e simmetriche. “La Napoli del Nord” Genova è un borgo antichissimo in cui storie e tradizioni fanno del folklore popolare una città che può essere definita a tratti “sudista”. Napoli, invece, è una pergamena antica dove la scrittura seppur difficile da tradurre è la semplicità: il fulcro di tutto ruota attorno alla sua gente, alla loro fantastica “napoletanità”. Due popoli accomunati non solo dalla bellezza di quel mare che tutti i giorni li bagna, ma anche dalla passione per lo sport e per il calcio in particolare. Quando queste due squadre si sfidano sembra di assistere ad una celebrazione festiva. Per un giorno lo stadio si trasforma in un grande palcoscenico dove gli attori sono i tifosi. Cori,striscioni,canzoni inneggiano non solo alla vittoria (quella fa sempre piacere) ma alla “fratellanza”, un comportamento di solito estraneo ai campi. La storia del cosiddetto “Gemellaggio d’Italia” risale al lontano 1982 quando per pura casualità il pareggio tra Napoli e Genoa fece retrocedere in B gli acerrimi rivali del Milan. Mentre il “Diavolo” tornò nel purgatorio, nascevano le due gemelle. Ad oggi col passare degli anni questo rapporto continua incredibilmente a durare e si spera che sia da esempio a tante altre tifoserie. Genoa- Napoli è quindi l’occasione per far capire al mondo dello sport che il tifo calcistico non sempre sfocia in conseguenze devastanti, ma può e dev’essere anche un mezzo di comunicazione capace di portare pace e serenità. Con l’augurio,quindi, che i presupposti vadano rispettati e che (come ogni anno dal 1982) la partita sia una festa, è comunque bene sottolineare che vincere o perdere fa parte della sana competizione.
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