Anche quest’anno “Invalsi si… Invalsi no”: la terra dei kaki!

Quando uno stato democratico, nella sua sete di libertà, si trova ad essere accudito da cattivi coppieri,…se ne ubriaca, la perseguita ed infine la perde. “Platone”

di Giuseppe Costantino – Si avvicina Maggio, il mese delle rose e con esso, il rito stantio ed uggioso per le scuole, dell’effettuazione delle prove Invalsi. Sento gli avversi numi e il clamore delle proteste di docenti e allievi che in esse vedono un fardello tanto inutile quanto insopportabile. Se fosse solo un lavoro in più i docenti della scuola italiana ormai sono abituati a non veder riconosciuto il loro lavoro con una adeguata considerazione sociale e una decorosa retribuzione. ( volsi – o invalsi?- così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare!) perciò poco male: i docenti ancora una volta dovranno lavorare a gratis. Purtroppo però, in questa attività si nascondono insidie pericolose per la certezza del diritto e per la bontà delle scelte delle Istituzioni scolastiche. Insomma con le prove Invalsi si mettono in dubbio il valore delle norme approvate dal parlamento e evidenziano una vecchia voglia autoritaria di riscoperta della scuola di Gentile e del centralismo non democratico. E’ cosa nota che la riforma Berlinguer aveva individuato nella autonomia scolastica il pilastro di un disegno di scuola al servizio del territorio che si muovesse per la individuazione e soddisfazione dei bisogni educativi di alunni in carne ed ossa esaminati ed individuati nei loro bisogni formativi da specifiche attività dei docenti delle classi e dell’intera comunità educante dei singoli territori. Da qui l’abolizione dei programmi ministeriali uguali per tutti e la formulazione di specifiche offerte formative delle singole scuole calibrate nei fini specifici e percorsi didattici sulle necessità formative degli allievi. La pretesa di valutare i saperi e le competenze degli allievi partendo da quesiti uguali per tutti come fa l’Invalsi ricorda il detto napoletano secondo il quale per zimberi e capretti una bolletta. Ma come si fa a pretendere che i percorsi didattici debbano essere tali da permettere a tutti di rispondere alle stesse domande dal Manzanarre al Reno? Si sta introducendo in modo surrettizio l’obbligo di adottare curricoli disciplinari ugali in tutto il territorio nazionale? E l’autonomia delle scuole? E i percorsi individualizzati? E la necessità di adeguare l’offerta formativa ai bisogni reali dei singoli allievi? Il bluff è palese! La voglia di centralismo riemerge dalle proprie ceneri come l’araba fenice. Ma c’è di più. Chi nelle scuole lavora a queste cose sa che il vero capolavoro è presente nelle cosidette maschere che gli addetti ai lavori devono compilare ed inviare al ministero. Si tratta di una serie di notizie che riguardano non solo gli allievi ma anche i loro genitori e che sostanziano una vera indagine demoscopica sulle famiglie italiane. E’ lecito tutto questo? Si dice di si. Ma non è possibile intravedere anche una possibiltà di schedatura di massa e una attività da grande fratello sulle inclinazioni e potenzialità degli italiani ? Chi conserva tante notizie e che uso ne fa? Certo non per conoscere i bisogni formativi degli allievi perchè ciò viene fatto dalle singole scuole quando preparano il PTOF e la programmazione annuale e di classe. Chicca finale di quest’anno è l’aggiunta delle prove di inglese. Si tratta un capolavoro della ministra Fedele (agli americani?) che ne connota la incompetenza e volontà di disconoscere il valore della cultura italiana tanto stimata e apprezzata nel mondo. Io non discuto sulla utlità della conoscenza delle lingue e di quella inglese in particolare ma ho dubbi e perplessità sulla necessità di forzare la mano equiparando l’inglese alla lingua italiana e alla conoscenza della matematica. La lingua non è solo uno strumento di comunicazione, ma anche di conservazione di valori propri delle culture di cui sono espressione. Il rischio è che i nostri studenti adottino inconsapevolmente lo stile di vita propri dei paesi anglosassoni abbandonando le proprie radici e sistemi di valori. Insomma il rischio reale è quello di diventare ancora di più una colonia dei paesi vincitori dell’ultima guerra mondiale e essere preda dell’individualismo esasperato dei self made men che connota la società americana. Noi siamo eredi della grande civiltà greco-romana fatta di scoperte e ricerche sul senso della vita e che con la nascita della filosofia ha permesso il diffondersi del valore della socialità e della solidarietà. Non voglio rinunciare ad essa.E non mi piace l’idea di una scuola piegata alle esigenze del mercato del lavoro. Non amo la Fedele e non voglio che la scuola prepari i futuri operai della società globalizzata. Per me essa deve permettere a tutti di accedere al sapere e soddisfare le curiosità di coloro che nel dubbio vedono lo strumento del sapere critico e aperto al progresso per tutti . Tutti hanno il diritto ad accedere ai gradi più alti della cultura e non solo chi può pagarsi corsi privati e master finalizzati. Ultima considerazione: l’Invalsi ha tenuto conto che prove che non sono alla portata delle conoscenze linguistiche dei nostri allievi invitano alla falsificazione delle prove stesse con aiutini da parte di insegnanti che si sentono sotto tiro e indirettamente valutati?