Quando il San Paolo ci ospitava con gioia

Un’incanto per i miei occhi, impaziente di vedere per la prima volta dal vivo i miei campioni. 

La giornata uggiosa mi permise di godermi l’inebriante profumo del prato, ne fui estasiato.

Era la mia prima volta al San Paolo, dal di fuori mi sembrava un’immensità. Una struttura immensa, che il grigiore del cielo rendeva ancora più imperiosa e mastodontica. Il cuore di Napoli si affollava da Piazza Gabriele D’Annunzio fino a Piazzale Tecchio, non vi erano distinzioni di ceto sociale, né classi di appartenenza, ma solo tante persone con il sorriso stampato sul volto. Le gabbiette dei botteghini che aprivano ad orari prestabiliti e lunghe code che costeggiavano gli ingressi. La peculiarità del bagarino che gonfiava il prezzo del biglietto intavolando trattative infinite fino a pochi minuti dal fischio d’inizio.

Quel 10 febbraio del 1985 avevo il cuore che batteva a mille, un’emozione che mi trasportai per un’intera giornata enfatizzando il mio Sogno Maestro. Era il primo anno a Napoli di Maradona, il San Paolo era ancora allo stato primordiale, i sediolini erano presenti solo nel settore numerato, per la restante parte c’erano i gradoni di marmo su cui potersi disporre. Ben 85.000 spettatori paganti, dei quali la maggior parte affollavano e si collocavano su quei gradoni.

I BEI TEMPI CHE ‘DEVONO’ FAR RITORNO

Quell’impianto era di una suggestione unica, un’ovale capiente, senza coperture e un tabellone posto su un solo lato che cullava i nostri sogni ad ogni gol siglato dagli azzurri. I sistemi di sicurezza non erano quelli attuali, non c’erano tornelli né dissuasori ad arco per evitare la calca nelle vicinanze delle porte d’ingresso. Anche allora esistevano incomprensioni tra le istituzioni e la società calcio Napoli ma non c’era istigazione. Non vi era stampa che fomentasse, si limitava al’unico scopo di narrarne i fatti.

Non c’erano squadriglie, né divisioni alcune tra i tifosi. Oggi le nefaste vicende tra il Comune e De Laurentiis hanno dato origine a questa stupida scissione. Oggi vige il culto di andare contro chi o cosa e in molti a farsi carico di una verità assoluta, la quale non si degna di recar sentenza e, forse, mai lo farà. Non è una questione di far parte dei buoni o dei cattivi, bensì di appoggiare il Partito del ‘Buon Senso’ e comprendere che seguire il percorso intrapreso non ci porterà a nulla di buono. Rintuzzare colpo su colpo o erigersi a Statista Dormiente è quanto di più stucchevole potessimo immaginare. La nostra squadra è fortemente connessa al sentimento della napoletanità, e quanto suddetto di certo non rappresenta la nostra identità. Populismo e cadute di stile che rallegrano solo gli occhi del pregiudizio altrui. Non nascondo la mia preferenza nel vedere il mio Napoli sempre al San Paolo, perchè lì ci sono i ricordi di una vita. Ma se così non dovesse essere me ne farò una ragione, perche quel che conta è il bene di questa squadra e dare un taglio a queste discordie.