“Il fra selfie social” che si racconta sul senso della vita, anche attraverso la fragilità umana (la malattia)

Confesso che scrivere di lui mi commuove profondamente, il suo nome è fra Francesco Mauro Del Grosso, conosciutissimo sui social come “fra selfie” “il giullare di Dio” ed ora anche “40° di amor di Dio“: un frate minore della famiglia Francescana che ha accettato di raccontarsi sul senso della vita anche attraverso la fragilità umana della malattia.

Dopo due mesi e mezzo di ospedalizzazione, ritorna finalmente a casa. Vado a fargli visita nel convento S. Maria delle Grazie a Giugliano, dove vive la sua dimensione comunitaria. Mi trovo dinanzi un uomo provato nel fisico, debilitato, pallido, ma con uno spirito gioioso e ospitale che profuma di Dio. Rimango incantata dai suoi modi accoglienti, quasi d’altri tempi. Il suo parlare è profondo, ogni sua parola mi si incide nel cuore come un sigillo, più lo ascolto, più mi rendo conto che il Signore attraverso la sua persona, sta scrivendo una storia.

Nel tentativo di tenere a bada la commozione, abbasso lo sguardo e scorgo i suoi piedi nudi. Preoccupata per la sua salute cagionevole, gli faccio presente che fa molto freddo e che sarebbe meglio indossare scarpe e calzini come tanti frati, ma per tutta risposta, allunga l’abito, si copre i piedi e mi dice:   adesso sono coperti.

Anche questo è fra Francesco Mauro, un frate che a piedi nudi attraversa l’anima di chi lo guarda.

Tornare a casa è stato per lui un emozione forte, come forte è stata l’esperienza della malattia che l’ha portato a fare introspezione. Ora è in convalescenza, il corpo, come ho accennato sopra è molto debilitato, anche perché la terapia medica comporta l’assunzione di medicinali pesanti, tra cui il cortisone; ma lui ce la sta mettendo tutta, anche perché da quando è tornato in fraternità, la prima cosa che ha fatto è stata quella di Celebrare Messa come segno di ringraziamento al Signore. Celebrare l’Eucarestia lo rafforza, cosa che in ospedale gli è mancata, perché fisicamente non in grado di stare in piedi più di 10 minuti, anche se gli veniva portato la Comunione tutti i giorni dal Cappellano dell’ospedale.

Tutto il nostro colloquio è improntato sul senso dell’esistenza e di come questi momenti di pausa servono a farci comprendere che la nostra vita non ci appartiene, ma che ci viene donata per farne un capolavoro anche nella malattia.

Capolavoro che fra Francesco Mauro ha realizzato pienamente in questa esperienza con il suo sapersi mettere in discussione e tirando fuori cose che neanche pensava di possedere. Momenti di grazia vissuti intensamente con Cristo, che non ha tenuto per sé, ma che ha condiviso con tutti, anche con i non credenti che ha incontrato sul suo cammino, “insinuando” in loro quel seme, capace di generare il Signore con la testimonianza.

La sua malattia condivisa anche sui social, ha creato la consapevolezza nei followers, che la potenza della condivisione, è potenza della preghiera, generando così, anche nella comunità virtuale la pratica di pregare per gli ammalati.

Ammalati che oggi ne comprende sulla carne, la condizione. Della sofferenza mai una parola fuori posto, anzi, ha fatto del letto l‘altare dell’offerta, il suo cuore ricco di pace, eleva al Signore lodi e preghiere. Una sola cosa ha chiesto a Gesù: – “me sta vicindammi la consolazione, poi la volontà è Tua, fa ciò che vuoi. Fare la volontà di Dio mi dice: – è davvero l’espressione più difficile da comprendere, là si apre un mondo e concepisci cosa sta succedendo nella tua vita.

Là inizi a capire le parole di Gesù nel Getsemani davanti a quel Calice. (Lc 22,42).

Dinanzi a queste frasi che scuotono l’anima in profondità comprendi che i santi non sono poi, così lontani.

Centinaia le chat di persone che si interessano ogni giorno delle sue condizioni, non potendo rispondere alla valanga di messaggi, si inventa “il bollettino della salute” che tutti aspettano con trepidazione. Amici reali e virtuali, non hanno mai smesso di pregare. Si sono costituite catene di preghiere senza precedenti. Tutto ciò, ha contribuito ad accrescere la sua popolarità e questo lo rende felice, perché può annunciare a più persone Gesù, dando un messaggio positivo.

Lo stesso padre guardiano fra Antonio Sannino della fraternità di Giugliano, dall’altare al mattino, leggeva il bollettino aggiornato sullo stato di salute ai fedeli che compartecipavano come una vera famiglia.

Così come una vera famiglia, gli hanno organizzato una festa a sorpresa in ospedale per i suoi 50 anni, che lui evoca con affetto e coglie l’occasione per ringraziare la sua comunità, le sorelle dell’Ordine Secolare Francescano di Sant’Antimo con la ministra Francesca Cammisa e di Roccamonfina con la ministra Rosanna Mangione e soprattutto il padre guardiano fra Antonio Sannino e fra Gaspare Saccone, che con la presenza e la preghiera, gli sono stati sempre accanto.

Tutte le tappe importanti della sua vita le ha festeggiate in ospedale: Il 1 ottobre il 25° Anniversario della Vestizione, il 2 ottobre la Prima Professione dei Voti, il 4  ottobre l’Onomastico, il 18 ottobre la Professione Solenne, l’8 novembre i suoi primi 50 anni. Un colpo durissimo da sopportare per chiunque, ma non per lui, che spiega con serenità, che il Signore ha voluto fargli  vivere una dimensione emblematica, suggellando la sua volontà di seguirlo in modo più intimo, quasi un diventare un tutt’uno con Lui. Tutto questo, non sa dove lo porterà, ma ha scelto di affidarsi totalmente a Dio, certo che in tutto ciò che gli accadrà c’è Lui.

Attualmente la terapia sta funzionando, scongiurata la componente batteriologica, virologia e oncologica, c’è tutta una situazione reumatologica da valutare, è stato mandato a Siena il DNA perché si sospetta una malattia autoimmune rara: per ora il bollettino rimane aperto.

Nel frattempo, provo a farvelo conoscere un pò di più. Ultimo di 5 fratelli, arrivato inaspettatamente dopo 5 anni dal penultimo, “fra Selfie” è sempre stato vivace fin da bambino, racconta di una fanciullezza spensierata e bella, che gli viene strappata all’improvviso a 14 anni dalla perdita del papà per un ictus. Da quel momento, la sua vita non è stata più la stessa, essendo l’unico in casa perché i fratelli più grandi avevano già intrapreso le loro strade, lascia la scuola per lavorare e sostenere la mamma. Inizia ad alzarsi alle 4 del mattino, per poi raggiungere con il motorino alle 4.30 la pasticceria che lui stesso aveva il compito di aprire. Il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, perché prima di chiudere, doveva fare le pulizie. Dopo molti sacrifici, matura l’idea di riprendere gli studi, s’iscrive al Liceo Linguistico Europa a San Sebastiano al Vesuvio, dove inizia a sperimentare la bellezza delle relazioni con la classe, legami ancora oggi esistenti, attraverso anche il gruppo WhatsApp la “mitica 5°A” dove interagiscono e si incontrano periodicamente.

Al 3 anno di liceo, dopo 3 anni e mezzo dalla perdita del papà, mentre si esibisce come cantante a scuola per la “festa del verde” è trafitto di nuovo al cuore, la mamma tra il pubblico viene colta da un malore, ma a lui glielo comunicano solo dopo l’esibizione. A nulla vale la sua corsa in ospedale, ormai la mamma già intubata, come il papà per un ictus in pochi attimi vola in cielo. Si ritrova a quasi soli 18 anni senza il papà e senza la mamma. La perdita del secondo genitore lo devasta. Per il primo periodo si trasferisce a Milano dal fratello che cerca di convincerlo a continuare gli studi a Milano, ma lui preferisce ritornare a Napoli, dove si iscrive di nuovo al liceo Europa, vivendo da solo. Frequenta gli ultimi 2 anni con il proposito di migliorare la sua vita. Si mantiene gli studi attraverso vari mestieri. Per guadagnare qualcosa in più, inizia a dare lezioni private ai ragazzi. Si immatricola, dapprima ad Agraria, trascinato da amici, poi a Scienze della Preparazione Alimentare, ma lascia anche questa e punta sulla scuola Paramedica per diventare Tecnico di Radiologia. Ma anche questa scelta non sembra appagarlo.

Un giorno preso dallo sconforto, marina la scuola e se ne va a zonzo per Napoli, i passi lo portano a Santa Chiara, dove rimane colpito dall’immagine di un giovane frate con l’abito, questa scena gli scatena un’emozione talmente forte, che lo spinge ad entrare in Chiesa proprio al momento della Consacrazione, dove si inginocchia e comprende, che non può fare la Comunione perché non è confessato. L’incontro con Gesù Eucarestia gli cambia la vita. Per la prima volta si sente vivo, come se qualcosa gli stava ritornando. Il Signore si era servito di quel frate per parlare al suo cuore.

Così come San Francesco si converte con il Crocifisso, fra Francesco Mauro si converte con l’Eucarestia. Entrambi travolti e coinvolti dal Corpo spezzato ma vivo di Gesù. Quel Corpo_Pane che si spezza e dona Vita.

Il giorno dopo, si ripresenta a Santa Chiara dove si confessa e si comunica e da quel momento, diventa una pratica quotidiana irrinunciabile. Per la sua perseveranza, gli fu presentato un Promotore Vocazionale che lo porta a riflettere sulla sua conversione. Da lì, attraverso un percorso di preghiera e di formazione, sente sempre più forte la chiamata e per la prima volta nella sua vita è costante e fermo nel volere qualcosa. Sceglie Gesù, mettendosi anche contro la sua stessa famiglia che per mesi gli nega il contatto.

Dopo un lungo percorso umano e spirituale, diventa Sacerdote. Un Sacerdote forgiato sì con il fuoco della sofferenza, ma con un dono che il Signore non gli ha fatto mai mancare, quello della gioia di guardare sempre avanti con gli occhi rivolti verso un solo obiettivo: essere un credibile testimone di Cristo. Un Sacerdote davanti al quale si rende grazie al Signore per l’esempio di fede, coraggio, gioia e sorrisi che ha saputo elargire anche nella malattia. Un Sacerdote che si è fatto pane spezzato per il Vangelo e per i fratelli. Segni particolari: parla con le azioni, piuttosto che con le parole. Un vero anello di congiunzione tra il cielo e la terra ed io sono onorata di essere stata la matita che Dio ha scelto per scrivere la sua storia. Possa questo suo sapersi donare a Dio e agli altri essere un modello da imitare per tanti giovani.