Francesco Giovanna Cardito

Francesco e Giovanna da Cardito prigionieri a Milano. La Polizia li ha bloccati in stazione ma lui ha subito un trapianto di cuore e deve fare una visita medica a Napoli

Francesco e Giovanna sono una coppia di Cardito, trasferiti a Milano per lavoro. Lui però ha subito un trapianto di cuore e il 27 aprile doveva sostenere una visita medica di controllo a Napoli. La coppia però è stata respinta in malo modo lo scorso 7 aprile dagli Agenti di Polizia presenti in Stazione Centrale a Milano. Francesco e Giovanna ha acquistato un nuovo biglietto per Napoli per il prossimo 9 maggio e sono riusciti a rimandare la visita cardiologica a fine maggio. Però giustamente hanno paura di essere nuovamente respinti e hanno chiesto a NanoTV di dare risonanza alla loro storia e al Sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo, di attivarsi in prima persona per garantire il loro rientro in città. Ecco la loro storia:

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Sono qui a scrivere per comunicarvi un episodio increscioso successo il 7 Aprile 2020.
Io sono Giovanna e insieme a mio marito Francesco, nella suddetta data sopra citata ci siamo recati presso la stazione centrale di Milano con due biglietti per la partenza verso Napoli, nostro luogo di residenza.
Eravamo muniti di autocertificazione e il motivo dichiarato era “motivo di salute”. Mio marito Francesco Giraldi è un trapiantato di cuore che assume farmaci anti rigetto, cortisonici e che aveva una visita, con impegnativa a dimostrazione, per il 27 aprile 2020, visita obbligatoria previa prescrizione di farmaci salvavita, il cui dosaggio deve essere cambiato in base ai risultati delle analisi.
Ci ritroviamo entrambi a Milano per motivi lavorativi, attualmente lui è disoccupato e io invece sto lavorando presso una banca e sono in Smart working dal 9 marzo 2020 osservando rigorosamente la quarantena. Avevamo deciso insieme, dopo aver contattato la regione Campania e la regione Lombardia, che ci avevano assicurato che “una visita medica di tale importanza” fosse assolutamente annoverata tra i motivi di salute di cui parla l’autocertificazione, di partire già dal 7 aprile per poter così procedere alla quarantena di 14 giorni una volta arrivati alla nostra casa di proprietà, in cui abbiamo la residenza e il domicilio e in cui abitiamo assolutamente da soli.

Il motivo del nostro ritorno alla regione di appartenenza era quindi valido secondo le disposizioni del governo, in più mio marito è un soggetto altamente a rischio, immunodepresso e qui a Milano siamo soli e lui è costretto ad andare a fare la spesa, a prendere i mezzi pubblici per farlo in quanto non siamo automuniti qui, per ragioni varie la nostra auto l’abbiamo lasciata giù in Campania e quindi a rischiare ogni giorno, mentre giù abitando in un contesto familiare ci saremmo assicurati di non uscire assolutamente e avere qualcuno che ci fornisse farmaci e spesa senza mettere piedi fuori porta.
Arriviamo al momento in cui ci rechiamo alla stazione ed un poliziotto prima ci dice che la nostra autocertificazione, scritta a mano e stilata secondo lo schema di quella prestampata, con una spiegazione dettagliata del motivo per cui stavamo scendendo, che non va bene dobbiamo prenderne una prestampata al banco apposito li in stazione ( dal sito del governo invece si evince che se anche non fossimo in possesso degli strumenti per stampare L autocertificazione va bene anche scritta a mano).
Poi il suddetto poliziotto chiama in aiuto un suo superiore, il quale senza neanche voler vedere autocertificazione e impegnativa medica si rivolge a mio marito dicendo “compa Pasqua te la devi fare qua”! Come se a noi in questo momento così delicato importasse la Pasqua, senza sapere se noi fossimo cattolici, buddhisti o chissà quale altra religione o nessuna. Gli chiediamo gentilmente e con l’educazione che ci contraddistingue di accertarsi che il nostro è un motivo di salute valido e lui ci risponde che i motivi di salute non sono più previsti per spostarsi da regione a regione, ci dicono inoltre che non è scritto da nessuna parte che una volta scesi giù in Campania dobbiamo osservare i 14 giorni di quarantena e di recarci quindi in stazione per partire il giorno prima della visita, che avrebbero valutato la possibilità di farci salire sul treno e ci hanno intimato di non fare neanche più una sola domanda che ci avrebbero multato con 400 euro a testa. Ora io capisco tutto, che ci sono dei furbetti, che c’è chi ha provato a scendere in tutti i modi e i poliziotto giustamente svolgendo il loro lavoro hanno impedito che ciò accadesse, ma come può un poliziotto in primis rivolgersi a mio marito come se parlasse con un suo familiare, poi impedirci di fare una domanda in più anche solo per chiedere spiegazioni, che mi sembra faccia parte del suo lavoro e poi impedirmi di scendere, prendersi una responsabilità così grande, vista l’entità della visita medica e suggerirci di andare in ospedale qui, dove non sanno la storia medica di mio marito e dove mi sembra siano già oberati di lavoro. Per altro siamo senza auto e questo vorrebbe dire prendere più di un mezzo di trasporto per poter raggiungere l’ospedale più vicino.

La visita medica a mio marito è stata spostata a fine maggio e lui questa visita deve farla e in più deve recarsi a comprare i medicinali che gli prescrivono, anche per che qui in farmacia gli hanno chiesto 81 euro a scatola perché siamo fuori regione di appartenenza e già arranchiamo ogni giorno con un solo stipendio.
Noi abbiamo assolutamente bisogno di ritornare in Campania e mio marito ha assolutamente bisogno di poter fare questa visita e prendere i medicinali! Abbiamo un biglietto del treno per il 9 maggio, ma se il lockdown continua noi non ci possiamo permettere di essere rispediti a casa e di essere preda di deliri di onnipotenza di qualche poliziotto a cui è stato dato pieno potere
Cordiali saluti
Giovanna Capasso