La grande sfida: Carbone sì, carbone no… oppure forse

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di Biagio Fusco – La
politica italiana in questo ultimo scorcio d’anno è alle prese con un’altra grande sfida, che ripropone in modo importante una opzione di sviluppo futuro del nostro Paese, in grado di rappresentare la vera svolta energetica “, che cambierà lo stile di vita degli italiani, rendendolo certamente più smart green.Carbone sì ? oppure Carbone no ? questo l’amletico dilemma che tormenta le illuminate menti del Governo.

La questione, senza tema di smentita, non è di giovane età (ma rimane annosa oggi come in passato !) e l’Italia, almeno stando a quanto trapela, seppur filtrato, dalle stanze del potere, non sembra fare passi in avanti nella direzione di un progresso sostenibile ed innovativo. Ed infatti, il quadro in cui versa il sistema energetico a livello europeo non è rischiarato da forti luci di speranza, se si pensa che da un punto di vista logistico e finanziario il gas risulta in piena avversità scarseggiano metano e corrente elettrica e la Francia spegna ben 4 reattori atomici. Intanto, schizzano alle stelle i prezzi del chilowattora e la compagine governativa italiana tenta con uno sforzo strenuo di arginare la crescita vertiginosa dei rincari, la quale avrà, dal costo della materia prima attraversando tutta la filiera produttiva fino alla erogazione al consumatore finale del prodotto energetico, non lievi ricadute in termini inflazionistici. Enel inserisce la retromarcia al programma ecologico già inaugurato ed avviato e si ritrova costretta a riaccendere il carbone a La Spezia, al fine di governare e porre in riequilibrio la spinta in alto che inevitabilmente subisce la richiesta di energia elettrica, in conseguenza della discesa climatica delle temperature in questi mesi dell’anno. Stessa identica sorte è toccata alla centrale di Monfalcone, in provincia di Gorizia, dove il carbone è stato riacceso dopo essere stato temporaneamente spento per consentire la conversione ad impianto di generazione di metano. In entrambi i casi la manodopera è stata richiamata dallo sciopero, ed il merito va ad una intensa attività di mediazione sindacale. Il costante bisogno di immettere flusso di corrente sulla rete di alta tensione in Italia potrebbe condurre ad aumenti degli importi dovuti per la fornitura di energia elettrica, i quali oscillerebbero tra percentuali minime del 50 % e massime del 70 %. E’ in arrivo una autentica stangata economica, destinata a scuotere maggiormente i bilanci delle famiglie più disagiate e meno abbienti, le cui condizioni di vita potrebbero aggravarsi di pari passo con l’acuirsi degli indici della crisi sanitaria. Ci si domanda chissà quanto potrà incidere nell’ottica di un contenimento dei rincari la predisposizione ad hoc di un decreto governativo, immediatamente ribattezzato salvabollette. E Purtroppo, in questo emergenziale frangente poco aiuta l’eolico, l’energia alternativa non inquinante per antonomasia, la cui autonomia in pieno inverno si ferma alle cinque del pomeriggio, allorquando il sole tramonta. Intanto, non sono state chiarite nemmeno le ragioni, politiche o meno, che hanno determinato lo slittamento dal 2023 al 2024 della liberalizzazione energetica, che con il ricorso all’impiego di contratti a prezzo fisso eviterebbe ai consumatori la sopportazione di grossi aumenti tariffari. A tal proposito, è utile a comprendere il fenomeno il fatto che il metano, in Italia come in molti Paesi,rappresenta la fonte che influisce su il prezzo finale del chilowattora e che nell’arco di soli 5 giorni di contrattazioni borsistiche abbia conosciuto una impennata in termini di aumento di costo della materia prima fino a sfiorare la soglia di un + 35 %. Eventi naturali come il freddo tipico di stagione, accompagnati da vicende finanziarie e strutturali come le residue giacenze di prodotto, la crescita delle richieste e una fornitura dalla Russia che è stata piuttosto ridotta rispetto alle necessità ed agli ordinativi, hanno scatenato una serie di fibrillazioni nel mercato energetico europeo e con esse un record dei prezzi benchmark.

In Italia, il Ministero della Transizione economica è dovuto ritornare sui propri passi allorchè, dopo aver acconsentito a che Enel spegnesse il carbone acceso in una delle nuove 48 centrali a  gas, ad alta efficienza, Terna ha presentato istanza di sospensione dei lavori di dismissione e disfunzione dell’impianto, allo scopo di poter garantire la tenuta del servizio elettrico nelle sua interezza e continuità; misura adottata unitamente alla disposizione di revoca dello sciopero già fissato. I rincari del comparto energia si estendono, però, con effetto espansivo anche ad altri settori guida dell’economia italiana, come ad esempio all’industria del vetro che saldamente detiene il secondo posto in Europa per volumi di fatturato e che attraverso i canali dell’associazionismo istituzionale nazionale denuncia la quadruplicazione degli aumenti tariffari, manifestando preoccupazione derivante dal rischio di speculazioni o ulteriori più o meno fisiologici maggiorazioni, in tale specifico contesto storico di estrema volatilità dei mercati finanziari in cui vengono quotate le risorse naturali da cui si ricava energia; e questo perché il Bel Paese importa dall’estero all’incirca il 95 % delle materie prime, caratterizzandosi storicamente come Stato di trasformazione artigianale. Il capogruppo parlamentare alla Camera del Movimento 5 Stelle ha sottoscritto un emendamento al decreto che inerisce al RecoveryFund, il quale sancisce la fine del servizio di maggior tutela con il passaggio automatico al mercato libero a partire dal 1 gennaio 2023, con garanzia di protezione per i consumatori domestici fino al 1 gennaio 2024.

Lordly Frattamaggiore