L’ultimo discorso del Presidente Mattarella: “Rifiutare il vaccino è un’offesa verso chi non ce l’ha”

Un grazie agli italiani per avere mostrato il volto migliore. “Io anche nei momenti più bui non mi sono mai sentito solo”. Il presidente Sergio Mattarella ha salutato così stasera nel suo ultimo messaggio di fine anno del settennato. Quindici minuti in piedi, che non hanno mascherato l’emozione per il congedo. Ha stretto per tutto il tempo le mani. Chi si aspettava riferimenti alla partita sul suo successore sarà rimasto deluso. Zero allusioni, né indicazioni di sorta. Non parlandone affatto ha dato l’impressione definitiva di voler uscire di scena, chiudendo la porta al bis dopo “sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni”.

“Tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente” ha esordito, ringraziando “ciascuno di voi per avere mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale. Ho percepito l’aspirazione diffusa a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi”.Solidarietà è una parola chiave nel suo vocabolario. L’altra è fiducia. L’Italia crescerà, ha detto. “Il suo destino dipende anche da ciascuno di noi”. Siamo migliori di come ci dipingiamo. Ma questa è anche la stagione dei doveri. “Dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la propria parte. Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme nutro fiducia”.

Questo tratto del carattere di Mattarella, di ottimismo temperato, è venuto fuori ancora una volta quando si è soffermato sui vaccini. Ha ricordato le vittime, i troppi lutti. Ha applaudito idealmente medici e infermieri. E ha ringraziato quell’80 per cento di italiani che si è vaccinato. Hanno dimostrato “maturità e senso di responsabilità”. E a chi avverte “un senso di frustrazione” per l’ondata di contagi invita a vedere il bicchiere mezzo pieno: “Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto. I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri”. Ricordate dove eravamo un anno fa? “A come abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni”.

Non dobbiamo perderci d’animo, è il senso del messaggio. “Ricordo la sensazione di impotenza e disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso. Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?”.

“I vaccini – dice – hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto la pericolosità della malattia. La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla”.Dobbiamo avere fiducia nei nostri mezzi. Il Paese è ripartito. “Le condizioni economiche hanno visto un recupero oltre le aspettative, accompagnato da una ripresa della vita sociale”.

La Costituzione è stata la sua unica bussola, tiene a sottolineare il presidente anche per ribadire che gli italiani sono partecipi di un unico destino. “Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica. Ciascun presidente all’atto della sua elezione avverte due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente di appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettergli integri al suo successore”.

C’è un passaggio di gratitudine per sindaci e governatori in prima fila. “Il volto reale di una Repubblica unita e soldiale. E’ il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica”. Un riferimento garbatamente polemico contro quell’altro patriottismo, evocato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Il mandato scadrà il 3 febbraio. Sta già facendo gli scatoloni. A gennaio ha due soli impegni in programma: la finale di pallavolo femminile, il 6 gennaio, e un incontro con l’astronauta Samantha Cristoforetti. L’agenda per il resto è vuota. Un segnale chiaro a chi lo tira per la giacca.

Infine c’è il capitolo sui giovani. Un tema che gli è da sempre caro. Dice: “I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani. Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società”.

C’è un’unica citazione. La lettera che il professore siciliano Pietro Carmina, una delle vittime del recente crollo di Ravanusa, scrisse ai suoi studenti. Era un professore di storia e filosofia ed era andato in pensione due anni fa. Scriveva: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordete la vita, non adattevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di non rischiare per non sbagliare”. Un modo per ringraziare tutti i docenti, “per la dedizione che mostrano al compito educativo”.

Così, facendo proprie le nobili parole del professore Carmina, saluta Sergio Mattarella, il dodicesimo presidente della Repubblica.

FONTE REPUBBLICA.IT

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