«Il problema della contraffazione, con l’avvento dei social e gli influencer, è diventata una forma mentis. Vedo gente che promuove siti che vendono prodotti contraffatti. Rispetto al passato, quando questi prodotti costavano molto poco, i prezzi sono anche aumentati e spesso sono articoli appartenenti al mercato dell’over running». Non le manda a dire Ornella Auzino, imprenditrice napoletana che con la sua azienda produce borse per uno dei marchi di lusso più famosi al mondo.
La contraffazione è un problema non solo per il Made in Italy ma anche perché, nella maggior parte delle volte, va ad alimentare le casse della criminalità organizzata. Dietro una borsa contraffatta c’è manodopera sfruttata, materiali scadenti, assenza di regole e di sicurezza.
Non solo per il Made in Italy
«La gente pensa che questa cosa sia figa ed i social non chiudono queste pagine in cui si vendono prodotti contraffatti – continua l’imprenditrice – Ormai le persone danno per scontato che è tutto falso, il fenomeno è molto diffuso. I soldi alimentano il mercato del contraffatto vengono tolti alle aziende artigiane del Made in Italy. C’è bisogno di uno switch culturale, dietro al contraffatto c’è illegalità e sfruttamento».
La capitale del falso non è Napoli. Ne è certa Ornella Auzino, «Napoli può essere vista come punto di rivendita del falso ma si produce falso da nord a sud. In Italia c’è un polo produttivo di over running, aziende che lavorano per i brand e che producono sotto banco prodotti che rivendono al mercato del contraffatto – afferma Auzino e conclude – Borse in apparenza perfette con materiali ed accessori scadenti. Questo, in Italia, è un problema enorme. Dall’estero invece arriva il prodotto palesemente falso, ma anche in questo caso sappiamo tutti dove sono questi mercati esteri del falso e nonostante il lavoro imponente delle istituzioni è un fenomeno difficile da arginare».