Pane e cereali, gli elementi immancabili sulle tavole degli italiani, sono quelli che hanno subito più rincari nel 2022, con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021, a fronte di un’inflazione media del 10,9%.
I dati dell’inflazione
I dati sono stati rivelati da Unione Nazionale Consumatori che ha elaborato i dati Istat per calcolare l’inflazione media provvisoria del 2022.
Subito dopo pane e pasta ci sono latte, formaggi e uova che restristano un +9,5%, pari a 69 euro, poi pesci e prodotti ittici con un +7,7%, 40 euro, al sesto posto la frutta con un +7,1%, 36 euro. Seguono oli e grassi che segnano +18%, 31 euro ma l’olio diverso da quello di oliva spicca il volo con +51,6% rispetto al 2021, pari a 13 euro di rincaro.
All’ottavo posto acque minerali e bevande analcoliche (+8,7%, +23 euro) e al nono zucchero, confetture e miele (+7,3%, +16 euro). Salse, piatti pronti, alimenti per bimbi, integratori alimentari hanno visto un aumento del 6,5% mentre caffè, tè e cacao del 5,2% per un rialzo di 9 euro.
L’inflazione ha toccato anche prodotti non alimentari come i carburanti, in particolare il gasolio. “La corsa di benzina e gasolio rischia di innescare rincari a cascata con effetti sui prezzi al dettaglio stimati tra un +0,3% e un +0,6% – spiega il presidente di Consumerismo No Profit, Luigi Gabriele – Carburanti più cari vuol dire infatti maggiori costi di trasporto per l’85% della merce venduta nei nostri negozi, ma anche rincari per le tariffe di numerosi servizi. Il rischio concreto quindi è quello di gettare benzina sul fuoco dell’inflazione, già oggi a livelli elevatissimi”.