GIUSTIZIA: IL SIMBOLO DEL DECADIMENTO ITALIANO

di Giovanni Luca Brancaccio – L’articolo 24 della Costituzione recita testualmente: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa e’ diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione“.

In ogni Tribunale si può leggere la scritta: la legge è uguale per tutti. Ebbene, mai come in questi anni tali principi sono stati calpestati in modo vergognoso. Dal governo Monti in poi è iniziata un’azione tendente da un lato a sopprimere tanti uffici giudiziari senza criterio logico e dall’altro lato a disincentivare i cittadini dal proporre giudizi. Sono aumentati i costi vivi per le cause, in particolare del contributo unificato, in cambio di servizi sempre peggiori. Infatti, con la soppressione di uffici giudiziari e accorpamento degli uffici, anziché migliorare il sistema, non si è creato altro che maggiore confusione, smistamento di fascicoli, ritardi nelle cause, negli uffici giudiziari. Hanno cercato di introdurre un taglio delle cause, creando un processo più tecnico, con maggiori decadenze e preclusioni, allo scopo di fare concludere alcune cause senza istruttoria.

Il risultato è stato la conclusione anticipata solo per motivi di rito, ovvero per vizi di forma, nullità di atti processuali, in cui sono incorse le parti. Di fatto per le sentenze di merito, i tempi non si sono abbreviati, anzi… E quel che peggio è che nelle sentenze si è utilizzato e si utilizza in buona parte lo strumento di deterrente, in cui una parte se intraprende un giudizio e perde la causa incorre in rischi sempre maggiori, per condanna alle spese processuali (questo vale prevalentemente nel settore civile). Ma se questo tipo di atteggiamento è giustificabile nel caso di giudizi proposti in modo avventato, trova minori giustificazioni nei tanti giudizi in cui la valutazione dei fatti e delle prove è opinabile, in cui vi sono sottili differenze tra il vero e il falso e in cui sullo stesso oggetto è facile vedere difformità di giudizi a seconda del Giudice che decide. È quindi evidente che, aumentando i rischi per le parti di condanne esose nel caso di perdite di cause pur vantando dei diritti poi non riconosciuti in via giudiziaria, il diritto all’azione sancito dalla Costituzione viene fortemente compresso. Ma vi è di più.

Ci sono state altre riforme di vari governi che si sono succeduti, che hanno posto ulteriori limiti al diritto di difesa. In particolare è stato introdotto il filtro nei giudizi di appello e si sono limitati i motivi per il ricorso in Cassazione. Per chi ritenesse di non avere avuto sufficiente giustizia nei primi due gradi di giustizia, è diventata ardua impresa avere un riconoscimento in Cassazione. Dalla novella introdotta dal governo Renzi, infatti, si sono strette le maglie per avere giustizia in Cassazione. Il 90% dei ricorsi in Cassazione attualmente viene dichiarato improcedibile e sempre per dei cavilli o artefici usati dalla Suprema Corte, con motivazioni a volte assurde. Confesso che una volta, dopo aver redatto un ricorso di Cassazione di trenta pagine studiato e curato per circa un mese, ho visto il mio ricorso rigettato con motivazioni assurde e stereotipate, come dimostra il fatto che nell’ordinanza di rigetto i Giudici della Cassazione hanno in sette pagine di motivazione raggiunto il record di 17 correzioni a penna! L’impressione è che in secondo e terzo grado di giudizio, i Giudici cerchino oggi il cavillo per rigettare le impugnazioni, con la conseguenza che restano così salve sentenze anche assurde.

Con la vicenda del Covid, la giustizia è ulteriormente affossata. In piena pandemia il 90% delle cause o venivano rinviate o trattate in forma scritta, con notevoli danni sia per i tempi sia per il contraddittorio tra le parti. Tutt’ora, a pandemia quasi finita, la maggior parte delle udienze in Tribunale si tratta in forma scritta, quindi in molti casi non vi è la possibilità di conferire con il Giuduce. Lo spirito del processo orale, mediato e concentrato cui era ispirato il codice di procedura civile, è ora una mera chimera.
La verità è che abbiano oggi una giustizia per pochi e per ricchi, ecco il vergognoso punto di arrivo cui siamo arrivati, in dispregio all’art. 24 della Costituzione. Non abbiano più i Tribunali stracolmi, ma spesso vuoti, con risultati peggiori a quelli di prima, perché manca il confronto tra le parti e il Giudice.

Con la riforma Cartabia da poco in vigore, che ha introdotto ulteriori motivi di decadenze nei procesdi, il rischio sia nel civile sia nel penale è di un ulteriore tecnicismo nei processi, in cui si guarda più ai cavilli che ai diritti vantati e fatti valere in giudizio. Cui prodest? Ai posteriori l’ardua sentenza.