Il Gup di Napoli ha emesso la sentenza di proscioglimento nel caso di riciclaggio e intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa. Nicola Schiavone, considerato socio e prestanome del capoclan dei Casalesi, è stato scagionato insieme agli altri sette imputati.
Una svolta nel processo
La decisione del giudice per l’udienza preliminare rappresenta una svolta nel processo, poiché gli imputati sono stati assolti dalle accuse di riciclaggio e interposizione fittizia. Il tribunale di Napoli aveva precedentemente sequestrato un patrimonio del valore di circa cinquanta milioni di euro appartenente a Nicola Schiavone, composto da immobili e una considerevole somma di denaro liquido. La sentenza scagiona gli imputati dalle accuse di coinvolgimento in attività illecite con finalità mafiose.
Il patrimonio
Il patrimonio di Nicola Schiavone, per un valore totale di quasi cinquanta milioni di euro, composto da 32 immobili situati ad Aversa, Giugliano in Campania (Napoli), Roma, Cerveteri e quasi un milione di euro di liquidi, fu fatto sequestrare dal tribunale di Napoli su richiesta della Dda il 3 maggio 2022, quando gli uomini della Dia di Napoli e del Nic del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, eseguirono 35 misure cautelari (17 in carcere, 17 domiciliari e un obbligo di presentazione) arrestando lo stesso Nicola Schiavone, il fratello Vincenzo, l’esponente di spicco dei Casalesi Dante Apicella (già detenuto da anni), imprenditori ritenuti in affari con la fazione Schiavone della mafia casalese, “colletti bianchi” del clan e dirigenti all’epoca dei fatti di Rete Ferroviaria Italiana.