Nella maggioranza che sostiene il Governo Meloni cresce l’ansia da europee 2024

di Biagio Fusco – Se è vero, anzi scontato, che si fa campagna elettorale anche ed soprattutto sfruttando l’azione di governo, perché è facile supporre che chi si trova nella maggioranza è avvantaggiato rispetto alla capacità di raccogliere consenso tra la gente, talora ricorrendo a politiche di assistenzialismo o comunque ispirate ad una tendenza all’innalzamento demagogico delle cifre che riguardano la spesa pubblica, allora lo è altrettanto il fatto che comincia salire di grado la temperatura della tensione fra i vari schieramenti, in vista del prossimo appuntamento elettorale fissato a giugno 2024 per scegliere i rappresentanti del popolo da mandare in Francia a Strasburgo. Nell’agenda della Meloni sono state quindi annotate diverse scadenze ed obiettivi, che corrispondono però a temi tutt’altro che pacificamente affrontati e risolti dalla politica, considerato che ogni componente dei gruppi che sostengono l’attuale esecutivo a guida FDI si affanna in questi giorni nel porre all’attenzione dei ministri una serie di questioni, invero talune che hanno origine non proprio recente e delle quali – guarda caso – puntualmente se ne riparla in occasione proprio delle tornate elettorali.

Eh sì, dal condono previsto per gli abusi edilizi di poco rilievo alla genesi dell’accumulo di extraprofitti registrati dal settore bancario che oltre a fare raccolta di risparmi ed erogare credito si occupa anche di intermediazione immobiliare e vendita di polizze assicurative, dal nodo sulle intercettazioni sino al dramma umano dei migranti che attraversano il Mediterraneo, inseguendo il miraggio dell’Europa Unita, civile, che garantisca loro una vita ed un futuro migliore, lontano da guerre, siccità e carestie. Il terreno di gioco, sul quale verrà disputata la partita politica, la quale segnerà qualche punto percentuale in più sul fronte dei voti racimolati, mettendo sempre in conto ogni comprensibile scongiuro per qualcuno e beneficio del dubbio per talaltro, sarà certamente la trattativa che condurrà all’accordo sulla manovra finanziaria del “ caldoautunno 2023. Epperciò, preciso e puntuale giunge lo scambio di battute e frecciatine nella maggioranza, tant’è che Tajani, ministro degli Esteri e leader di FI, frena la Lega di Salvini sulle presunte aperture filtrate negli ultimi tempi sul punto cruciale dei condoni promessi ai piccoli trasgressori e lo stesso Salvini smentisce la Santachè, responsabile del dicastero del Turismo, sulle possibili ricadute ed effetti che potrebbe avere una decisione che desse seguito alla linea politica immaginata per dare un assetto definitivo alla faccenda degli affitti di breve durata. Intervenendo ai microfoni di una rete televisiva nazionale il ministro della Farnesina e vicepremier Tajani ha, infatti, espresso il suo condivisibile parere sulla vicenda delle regolarizzazioni delle difformità edilizie e con la consueta lungimiranza dei ragionamenti ha dichiarato: “ Io penso che sia importante puntare sulla rigenerazione urbana. Si può sanare qualche piccolo lavoro, ma deve essere fatto all’interno di una strategia di rigenerazione urbana, magari anche con qualche sostegno europeo”.

Il capo del Carroccio gli replica così, focalizzando l’attenzione su di un differente aspetto, che spinga il Governo nella direzione di una decisione in cui prevalga un maggiore pragmatismo, utile a far quadrare meglio i conti dello Stato evidentemente, e che tenga invece in disparte una visione organica del problema e della sua potenziale soluzione: “ Ci sono alcune centinaia di migliaia di piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche che stanno intasando gli uffici tecnici dei comuni di mezza Italia ? Sì, e allora non sarebbe più saggio per quelle di piccola entità andare a sanare tutto quanto ?”. Il Matteo nato a Milano ha le idee chiare anche sul dilemma degli affitti brevi quando insiste e dice che: “ Non è lo stato che deve eticamente decidere cose devi fare dei tuoi tre appartamenti. Non è compito dello Stato decidere se lo deve fare a medio, a breve o lungo termine ”. Queste ultime parole hanno di sicuro tagliato un po’ le gambe e frenato la corsa al progetto di regolamentazione della fattispecie giuridica, che di qui a breve Daniela Santachè si apprestava a sottoporre all’esame del Consiglio dei Ministri, fino a spingere la ex comproprietaria del Twiga di Forte dei Marmi a storcere e non poco il naso. Persino Forza Italia non ha gradito la tassa sugli extraprofitti inflitta l’agosto scorso nei confronti delle banche, e dunque la norma sarà rivista. Il derby interno alla maggioranza è appena iniziato..!