Per la prima volta in Italia un giudice autorizza l’eutanasia – Di Biagio Fusco

 

Praticantato biennale di Giornalismo                                                                                             Articolo n. 69

 

 Per la prima volta in Italia un giudice autorizza l’eutanasia

 

Nel nostro Paese è giunta la prima volta, a dir poco sospirata, visto che arriva dopo battaglie e scontri inenarrabili tra etica, religione, scienza medica e politica, i quali sembravano non conoscere una equa conclusione, soprattutto pareva non vi fosse una soluzione che pacificasse gli animi. Ed in effetti non è possibile negare che così sia stato, dal momento che il dibattito cui ha dato vita l’intero movimentismo culturale italiano, pro o contro eutanasia, ha coinvolto praticamente tutti, a partire dalla chiesa cattolica alle istituzioni scientifiche, dalla politica alle famiglie, fino agli educatori ed al mondo dell’istruzione in generale, così via. Ad onor del vero, il tema ha risvolti davvero delicati, per la sensibilità indubbia dei profili che esso involge. Trascurando di assumere una personale posizione critica sull’argomento, positiva o negativa che sia, sta di fatto che in Italia per ordine di un magistrato, e per la prima volta nella sua storia, è stata autorizzata l’eutanasia, ovvero la decisione di mettere fine volontariamente alla propria vita in modo assistito grazie all’aiuto fornito dal nostro Sistema Sanitaria Nazionale. Viene senz’altro da domandarsi in che maniera si è pervenuti a tale estrema determinazione; ebbene, una donna triestina di 55 anni, affetta da sclerosi multipla, è deceduta in data 28 novembre 2023, in Italia, dopo essersi fatta somministrare un farmaco letale, in applicazione e nel rispetto di quanto stabilito dalla famigerata sentenza Cappato n. 242/19, emessa dalla Corte Costituzionale italiana. Ma prima, ella ha dovuto percorrere una lunga via giudiziaria, passando attraverso le maglie della giustizia civile e penale. Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, ha annunciato “ Per la prima volta in Italia una persona ha avuto accesso all’aiuto alla morte volontaria interamente nell’ambito del Servizio sanitario pubblico a seguito dell’ordine di un giudice ”. La trafila che ha poi condotto al tragico epilogo non è stata semplice, bensì irta di difficoltà e barriere burocratiche se solo per un attimo si immagina che la donna ha scelto di inoltrare lei stessa la denuncia contro ASUGI (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina) presso la stazione dei Carabinieri per poi presenziare di persona alla prima udienza del processo civile tenutosi a Trieste, ove all’esito il Giudice designato ha pronunciato un provvedimento nelle forme di un’ordinanza che condannava l’ente pubblico friulano a dare esecuzione alla sentenza della Consulta, purtroppo scontando un ritardo che si protraeva già dal novembre 2022. Così l’ASUGI ha consegnato la tipologia di farmaco richiesto dalla donna, oltre ovviamente tutta la strumentazione necessaria per la sua infusione, eseguita da personale reclutato su base volontaria, che ha controllato la regolarità di tutti i passaggi procedurali, fino alla fine. Sarebbe però utile a questo punto fare chiarezza rispetto al quadro giuridico che disciplina, in Italia, questi casi di suicidio assistito, alla luce del dato che non esiste attualmente una legge ad hoc, che contempli presupposti e condizioni, in presenza delle quali si può accedere a tale sorta di beneficio. In sostituzione e fino a quando il Parlamento non affronterà seriamente la questione, avranno vigore le statuizioni della nota e già ricordata sentenza Cappato Antoniani, la quale obbliga alla verifica preliminare sulla sussistenza di requisiti tipici ed inderogabili, individuati nella capacità all’autodeterminarsi, nella sofferenza da affezioni e patologie irreversibili, fonti di dolore fisico e psicologico, che il singolo considera intollerabili, nella totale dipendenza da trattamenti di sostegno vitale. Ora, l’accertamento con cui vengono riscontrati questi particolari stati della persona spetta alla competenza del Servizio Sanitario Nazionale, che segue in materia le modalità imposte dalla legge n. 219/2017 sulle DAT, la quale regolamenta il consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento, ad ogni modo sempre col conforto di un parere contestualmente reso dal comitato etico territoriale. Siccome ASL e comitati etici vari non assicurano tempi certi e celeri di evasione di tutte le richieste che a livello nazionale affluiscono al S.S.N. da parte di soggetti che evidentemente desiderano interrompere la propria vita, ovvero spesso il tempo che si consuma per l’espletamento formale di tutte le fasi dell’iter procedurale è inaccettabile per coloro che patiscono indicibili sofferenze, motivo per il quale l’Associazione Luca Coscioni si è fatta carico di promuovere su tutto il territorio nazionale una campagna denominata “ Liberi Subito ”, la cui raccolta di firme ha come finalità proposte di leggi regionali che garantiscano in tempi adeguati e definiti un percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito nonchè i controlli obbligatori.   

 

Afragola (Na), lì 13.12.2023                                                                                                              Avv.  Biagio Fusco