Castellammare di Stabia – Giovane di 22 anni ricoverato e salvato dopo una grave forma di tetano


Quando si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia con i chiari sintomi del tetano, le sue condizioni erano disperate.

La presa in carico dell’equipe medica alla quale è stato affidato e le cure appropriate hanno però consentito di salvare la vita al ragazzo, di appena 22 anni. È una storia a lieto fine ed a raccontarla è l’Asl Napoli 3 Sud. Tutto è cominciato durante alcuni lavori domestici, quando il giovane si è ferito ad una mano con una vecchia porta arrugginita.

Dopo circa sette giorni è comparsa la tipica sintomatologia del tetano. Il ricorso al pronto soccorso del San Leonardo, dove il 22enne presentava i segni della malattia: opistotono (contrattura spastica dei muscoli del tronco) e trisma (impossibilità di apertura delle fauci), con spasmi e gravi difficoltà respiratorie. La situazione, gravissima, è stata però prontamente inquadrata dai sanitari, con l’immediato ricovero in terapia intensiva grazie all’intervento dalla dottoressa Maria Josè Sucre, direttore di anestesia, rianimazione e terapia del dolore del San Leonardo, e della responsabile Stefania Ciceraro.

Le cure successive sono state condotte, oltre che dagli operatori della rianimazione, da un gruppo multidisciplinare, con intervento di neurologi, cardiologi e anestesisti. “Attualmente – fa sapere l’ufficio stampa dell’azienda sanitaria – il paziente, che non aveva praticato il richiamo vaccinale, è ancora in rianimazione ma il peggio è passato e non è più in pericolo di vita. Il tetano, nelle condizioni in cui è arrivato il ragazzo, ha un tasso di mortalità del 90%“.

Sempre dalla Napoli 3 Sud fanno sapere che “il caso è stato riferito ed è di interesse dell’istituto superiore di sanità per l’importanza che riveste in termini di azioni di prevenzione. Inoltre, è un case-report proprio per l’elevato tasso di mortalità, ma dimostra che il pronto riconoscimento della patologia associata alla immediata intensivizzazione e terapia possono evitare la morte del paziente”.