“Conosciamo circostanze più dettagliate sulla vita e la morte di Platone. Ad esempio, la sua lucidità mentale che gli consentì di esprimere un giudizio sulla scarsa qualità della musica eseguita da una flautista non greca, ma proveniente dalla Tracia. E, ancora, sapevamo che Platone era sepolto nell’Accademia da lui fondata, ad Atene, ma ora sappiamo che era sepolto nel giardino a lui riservato, cioè in una zona dell’Accademia che era destinato proprio alla sua scuola”. Informazioni esclusive sulla vita e la morte di Platone, conosciute solo grazie allo studio dei papiri di Ercolano bruciati dall’eruzione del Vesuvio. È Graziano Ranocchia, dell’Università di Pisa, coordinatore del progetto ‘GreekSchools’, che permette di “leggere” e interpretare quanto c’era scritto in questi reperti. In particolare, un papiro è di grande importanza per la storia della filosofia greca perché contiene la Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara (110-dopo il 40 a.C.) e grazie a GreekSchools – progetto che ha ricevuto un finanziamento Erc (Consiglio Europeo della Ricerca) pari a 2.498.356 euro, iniziato nel 2021 e della durata di 5 anni e otto mesi – è stato possibile ‘decifrarne’ oltre mille parole (circa il 30% del testo) e scoprire dettagli mai conosciuti prima sulla vita di Platone. “Non parliamo solo delle circostanze relative alla morte di Platone, alla sua sepoltura, ma abbiamo anche dettagli inediti circa la sua riduzione in schiavitù, spiega ancora Ranocchia, Prima si pensava, e tutti lo avevamo appreso nel corso dei nostri studi liceali, che Platone era stato fatto schiavo da Dionisio I tiranno di Siracusa nel 387 avanti Cristo.
Invece, dalla nuova edizione del testo di Kilian Fleischer, emerge che questo fatto avvenne nel 404 o subito dopo la morte di Socrate nel 399 a. C. Ed era del tutto inaspettato“.
Il papiro è bruciato a seguito dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C ed è conservato insieme a molti altri nella Biblioteca Nazionale di Napoli
