“Siamo costernati per quanto è successo ma siamo anche noi vittime di questa vicenda: l’hackeraggio non è avvenuto sui nostri server ma su quello dell’azienda che ci aveva fornito il software”. Lo dice all’ANSA Giancarlo Carriero, proprietario dell’Albergo della Regina Isabella di Lacco Ameno d’Ischia, uno degli hotel italiani coinvolti dal furto di migliaia di scansioni di documenti d’identità di turisti finite in vendita sul dark web.
“Da qualche tempo avevamo installato un sistema informatico per la digitalizzazione automatizzata dei documenti d’identità per velocizzare le procedure di check-in; qualche settimana fa ci eravamo però accorti che c’erano dei problemi. Abbiamo denunciato subito la cosa alle autorità, a cui stiamo fornendo la massima collaborazione, ma di fatto non è stato bucato il server del Regina Isabella” continua Carriero, commentando l’accaduto senza fornire ulteriori particolari sull’inchiesta avviata dalla polizia postale.
Ci sono comunque delle precisazioni che il patron dello storico albergo isolano ha voluto fornire: “Abbiamo letto on line numeri non corretti: 30 mila documenti di nostri clienti trafugati non è un dato realistico, anche in considerazione del periodo limitato in cui pare che gli hacker hanno avuto accesso ai server del nostro fornitore; inoltre è giusto sottolineare che – come prescrive la legge italiana – noi non conserviamo i dati dei documenti dei clienti e non riusciamo a capire come sia stato possibile che l’azienda partner li avesse ancora in memoria e da quanto tempo”. 







