di Amalia Angelino – Niente aggravante mafiosa, l’avvocato ricorre in Cassazione.

È iniziato con la lettura della relazione il processo d’appello che vede imputati i presunti mandanti dell’omicidio di Giulio Giaccio, assassinato il 30 luglio 2000 e successivamente “annichilito” con l’acido dopo essere stato scambiato per un uomo di nome Salvatore, “colpevole” di avere una relazione sentimentale con la sorella dell’affiliato al clan Polverino Salvatore Cammarota.

Alla sbarra ci sono Luigi De Cristofaro e Salvatore Simioli, ritenuti i mandanti, insieme a Raffaele D’Alterio, considerato l’esecutore materiale del delitto.

Tutti e tre erano stati condannati lo scorso febbraio dal giudice Provvisier a trent’anni di reclusione in primo grado, ma senza il riconoscimento dell’aggravante mafiosa.

“Confidiamo nei ricorsi in Cassazione per gli esecutori materiali affinché Giulio Giaccio venga riconosciuto vittima della camorra”, ha dichiarato l’avvocato Alessandro Motta, legale della famiglia Giaccio.

Il difensore ha inoltre già presentato una richiesta alla Procura generale affinché proponga ricorso in Cassazione per il riconoscimento dell’aggravante mafiosa anche nel procedimento parallelo, quello che in secondo grado ha visto condanne ridotte per Salvatore Cammarota (16 anni, con attenuante equivalente per un’offerta risarcitoria di circa 200mila euro alla famiglia Giaccio) e per Roberto Perrone, condannato a 8 anni per concorso anomalo, mentre è stata confermata la pena a 30 anni per Carlo Nappi.

La discussione del sostituto procuratore generale di Napoli è fissata per il 3 dicembre, mentre la sentenza è attesa per il 12 dicembre.