Guerra Russia Ucraina

Venti di guerra nel nord est d’Europa

di Biagio Fusco – Le ultime che rimbalzano dagli Usa non sono di certo notizie confortanti. Secondo accreditate fonti vicine alla CIA ci sarebbe già un’ora “ X “ in cui dovrebbe scattare il primo attacco che segnerà l’invasione russa verso l’Ucraina; ed infatti, i rumors che giungono dalla politica estera, nello specifico dalle maggiori testate giornalistiche statunitensi segnano il 16 febbraio 2022 quale giorno del calendario in cui Putin darà alle proprie truppe l’autorizzazione all’avanzata.

Gli alleati europei dell’America (tra cui il nostro Paese) sono già stati allertati, tant’è che ciascuno Stato membro sta provvedendo in questi momenti concitati a diramare avvisi di rientro immediato in patria ai propri concittadini perché – a quanto pare – “ spirano venti funesti di Guerra ”. Viene spontaneo domandarsi il perché di questo che a livello internazionale è additato come un vero “ atto di aggressione ” sferrato alla sovranità nazionale di un popolo (quello ucraino), e dunque alla sua libertà ed autonomia territoriale e politica. Pare che la materia del contendere sia interamente correlata alla possibilità che negli ultimi tempi gradualmente si avviava a diventare una realtà concreta, e cioè l’ingresso di Kiev nella organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa, istituita dal Patto Atlantico, siglato a Washington il 4 aprile 1949 con la sottoscrizione del trattato NATO, il cui organismo dal 2017 ha sede istituzionale a Bruxelles. E’ ovvia, anzi naturale, la conseguenza del chiedersi il motivo di tanta contrarietà manifestata politicamente (ed oggi forse anche manu militari) dalla Russia, così come altrettanto agile è la risposta all’interrogativo, da ricercarsi nella assenza di “ Stati cuscinetto “ che verrebbe a determinarsi intorno alla cintura territoriale posta a protezione di Mosca. Il dato politico, ad ogni modo, è fermo ad una pubblica renitenza dichiarata da molte Nazioni d’Europa, alleate degli Usa, le quali hanno fatto sapere di essere contrarie ad ogni tipologia di intrapresa bellica da parte dell’Alleanza Atlantica, posizione con ogni evidenza dettata dal timore diplomatico di subire in futuro ritorsioni economiche da Putin, che avrebbe già ordinato lo schieramento ai confini con l’Ucraina di un’armata composta da all’incirca 130 mila unità di terra. Lo scenario, che non fa presagire nulla di rassicurante al momento, potrebbe presto evolversi in maniera repentina in una preoccupante escalation che, secondo i bene informati a Washington, avrebbe disegnato la “ caduta di Kiev “ in appena due giorni di combattimenti. A tanto seguirebbe in modo non evitabile una serie di guerriglie urbane, poco controllabili territorialmente dai russi, accompagnate dalle pesanti sanzioni economiche che verranno senza dubbio irrogate dall’Occidente nei confronti del Cremlino (come ad esempio la esclusione di Mosca dal sistema bancario). La Russia in replica imporrebbe lo stop alle forniture di gas e darebbe un’accelerata ad una tendenza già ampiamente espressa negli ultimi decenni, ovvero quella di accostarsi prudenzialmente sempre di più alle posizioni politiche della Cina. L’Ucraina, tuttavia, pur non rientrando tra i Paesi appartenenti all’alleanza sancita con la NATO (OTAN in francese), circostanza che la rende non beneficiaria dei servizi di mutua difesa militare riservati agli Stati alleati, ha visto l’invio di 3000 soldati statunitensi, oltre 8.500 unità in più ferme in stato di allerta, pronte a dare sostegno ai ribelli ucraini in caso di sommosse popolari. Biden è cauto sul punto e sa di muoversi su di un terreno impervio, poiché è costretto a non poter fronteggiare l’invasione con un contro attacco diretto, il quale sortirebbe effetti politico – sociali disastrosi, tenuto conto che anche l’opinione pubblica americana, interpellata da un recente sondaggio, si è espressa con un netto parere contrario rispetto ad un intervento degli USA con truppe proprie. Il Presidente americano dovrà dare fondo a tutte le risorse di cui dispone in termini di capacità di mediazione diplomatica nel tentativo di scongiurare un conflitto che potenzialmente potrebbe anche assumere proporzioni mondiali. Tutto ciò porterebbe l’America a valutare un ridimensionamento della sfera di influenza NATO in Ucraina per mantenere aperti i canali dei negoziati, benchè, dato l’elevatissimo livello di tensione che si respira, abbia offerto ampie garanzie al Presidente ucraino, su di una reazione rapida e decisa di tutta la NATO nella ipotesi malaugurata di un attacco russo. Persino Papa Francesco, nel corso dell’angelus domenicale, seguito quasi in contemporanea dal cancelliere tedesco Scholz che ha preannunciato severe ed imminenti sanzioni occidentali nei confronti della Russia, ha invocato la intercessione della Vergine Maria, convinto della capacità dissuasiva delle trattative diplomatiche, al contempo rivolgendo ai “ Potenti “ che governano questa vicenda dai risvolti umanitari così prevedibilmente nefasti un accorato appello al cosciente senso di responsabilità politica, che possa condurre nell’unica direzione saggia, la Pace tra i popoli.  

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