“ Tutti Salvi (sceneggiatura di Giovanni Salvi) “. Cancellato con un classico colpo di spugna all’italiana lo scandalo Palamara

di Biagio Fusco – L’ex Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, di fatto, con una breve sequenza di circolari disciplinari interne ha cancellato con un classico colpo di spugna all’italiana lo scandalo Palamara, clamoroso caso di cattiva giustizia nostrana. E lo ha fatto consegnando al popolo italiano un poco edificante esempio di amnistia generalizzata, con eccezione limitata a quei soggetti che hanno assurto al cosiddetto “ minimo non eliminabile “, poichè qualche capro espiatorio che si prendesse le colpe di quanto accaduto a Roma nella primavera del 2019, all’interno dell’Hotel Champagne doveva pur saltare fuori (come in ogni sistema perverso che si rispetti).

E’ bene precisarlo, a quell’incontro notturno presero parte membri del CSM, deputati e Palamara appunto ma a nessun componente della magistratura italiana sono state applicate sanzioni, a livello disciplinare o di altro genere, per i gravi fatti accertati ed intercettati in quel periodo, i quali gettano ombre inquietanti su uno dei poteri a fondamento dei quali costituzionalmente è stata eretta la Repubblica, quello tra l’altro deputato all’esercizio dell’azione di controllo e sorveglianza sull’attività svolta dagli altri due (legislativo ed esecutivo).

La prodezza è da riconoscere al genio giuridico di Giovanni Salvi, PG uscente della Corte (in pensione il 9 luglio), che forse nel pragmatico opportunismo di un gesto che ancora risentiva dei pesanti condizionamenti nelle nomine delle toghe italiane, emersi dal corpo delle investigazioni degli inquirenti a carico di Luca Palamara, li ha fatti  Tutti Salvi ”, come li battezza Rosario Russo, ex sostituto procuratore generale presso la Cassazione, oggi in pensione.

L’inchiesta portò alla luce verità sconcertanti, quasi inaccettabili per una democrazia (in)compiuta come la nostra, ovvero che all’interno della Magistratura esisteva un sistema collaudato ed incancrenito che pilotava in modo penetrante ed incisivo una ordinata spartizione di nomine ai vertici degli uffici giudiziari, intervenendo nelle procedure di ingresso nei ruoli, nei trasferimenti, nelle promozioni, in favori e raccomandazioni e persino nelle diatribe personali.

Tutto ciò si trova custodito nel testo delle chat ritrovate e sequestrate nel cellulare di Luca Palamara, il quale intratteneva relazioni con centinaia di giudici, intessendo tele di rapporti che trasversalmente tenevano soggiogato l’intero corpo delle toghe. E’ poi altra storia, recente, il corso rapidissimo dei procedimenti disciplinari che hanno visto la radiazione di Palamara e la sospensione dalle funzioni disposta su istanza della Procura Generale per gli altri cinque magistrati coinvolti. Ma il momento in cui parte l’operazione “ Tutti Salvi ” è da ricercare senza dubbio nella circolare del 22 giugno 2020 allorchè il PG stabiliva che “ tutti i magistrati che avevano praticato attività di autopromozione con Palamara non avevano commesso illecito disciplinare “.

Non si fa attendere la pronta e caustica reazione del solito Russo che nel suo dossier di denuncia si lascia andare a questo naturale sfogo che ha il sapore di una aspra critica: “ Provi taluno a calarsi nei panni del dott. Nessuno che, privo di appoggi correntizi o disciplinatamente restio ad avvalersene, sia stato scavalcato da un concorrente per effetto di siffatta autopromozione. A che servono allora le procedure concorsuali (ex art. 97, 4° Cost.) ? E l’utente finale della giustizia non preferisce il più meritevole rispetto all’autoraccomandato ? ”. Purtroppo, la chiara offesa alla morale non si ferma qui, visto che dalle chat recuperate a Luca Palamara si apprende che lo stesso Salvi insiste per poi ottenere due incontri con l’ex consigliere del CSM, al fine di autopromuoversi ed autoproporsi alla carica di vertice che avrebbe poi occupato, chissà se proprio grazie alla intercessione del magistrato più spiato d’Italia.

Tale episodio non è mai stato smentito dal diretto interessato che, seppur invitato da ben 97 colleghi giudici (che ne hanno poi invocato a gran voce le dimissioni) a prendere una posizione netta rispetto alla gravità dei profili implicati dal caso, se ne è uscito con una nuova circolare in cui disponeva che “ anche con riguardo a condotte scorrette gravi l’illecito disciplinare può tuttavia risultare non configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza ”.

Attraverso l’adozione di successiva circolare il PG Salvi ha deciso in assoluta autonomia d’imperio che “ a differenza di quella penale, l’archiviazione disciplinare non può essere comunicata al cittadino (o al suo avvocato) che ha segnalato l’abuso disciplinare del magistrato, riservandosi il potere di interdirne la conoscenza anche al magistrato indagato, all’Anm e perfino al Csm “.

Dire a questo punto che ci siano contraddizioni in termini sarebbe anche poco, in verità. Le parole dell’unica voce fuori dal coro si fanno ancora più dure, benchè sottese da un’amara, deludente, rassegnazione. Ed infatti Russo chiosa così: “ non si ha notizia che tutte le gravissime e numerose scorrettezze documentate dalle famose chat siano state trattate e sanzionate in sede disciplinare o abbiano provocato il trasferimento d’ufficio. Sembra incredibile, ma non solo nessuno può avere notizia dello stato dei procedimenti disciplinari, ma in caso di archiviazione non è possibile conoscere le motivazioni alla loro base (in violazione delle regole elementari dello stato di diritto) “. 

Oggi a capo della Procura Generale della Cassazione ed al posto di Giovanni Salvi c’è Luigi Salvato; sembra un gioco di parole, invece è un cognome nuovo che tutti si augurano voglia interrompere una pericolosa continuità.