Nasce una bimba grazie ad un trapianto di utero

La neomamma, oggi 31enne, era nata priva di utero a causa di una rara patologia congenita, la sindrome di Rokitansky, a cui i medici del Centro trapianti del Policlinico di Catania hanno trapiantato l’organo di una signora una donna di 37 anni deceduta per arresto cardiaco improvviso.

All’ospedale Cannizzaro della cittadina etnea, la donna e il marito hanno poi iniziato il percorso di fecondazione assistita omologa, grazie agli ovociti prelevati e conservati, prima dell’intervento, nella biobanca per la preservazione della fertilità dello stesso ospedale.

La fecondazione e il cesareo

“Il tentativo di fecondazione è andato a buon fine e la signora ha condotto una gravidanza regolare fino alla 30esima settimana – spiega Paolo Scollo che dirige il reparto di Ostetricia e ginecologia che ha seguito l’iter terapeutico – quando ha contratto il Covid ed è stata pertanto ricoverata nella sezione della Ginecologia del Cannizzaro dedicata alle pazienti positive.

L’infezione è stata per un certo tempo asintomatica ma, qualche giorno fa, un episodio di febbre alta e conseguenti contrazioni ci ha indotto a procedere con un taglio cesareo”. La signora ha così partorito alla 34esima settimana una bambina di 1.725 grammi. che ha voluto chiamare Alessandra, come la donatrice.

Il trapianto

“Si è trattato di un trapianto estremamente complesso – racconta Pierfrancesco Veroux,  professore ordinario di chirurgia vascolare e trapianti dell’Università degli studi di Catania – che ha presentato sin dall’inizio le difficoltà tecniche che ne limitano l’uso estensivo nel mondo. In questo caso l’utero, sin dal declampaggio dei vasi, ha mostrato una grande vitalità che ha poi permesso grazie a una perfusione ottimale di ‘vivere’ nella paziente e di portare a termine una gravidanza quanto mai attesa.  L’utero trapiantato, al momento della nascita della  piccola Alessandra, ha confermato la piena funzionalità, facendo ben sperare per il futuro”.

I trapianti di utero in Italia

Il programma nazionale di trapianto di utero è stato autorizzato in via sperimentale dal Consiglio superiore di sanità nel 2018 ed è attivo dal 2019 presso il Centro trapianti del Policlinico di Catania. Finora sono stati realizzati con successo due interventi: il primo nell’agosto 2020 e il secondo nel gennaio 2022.

Il protocollo sperimentale ha come obiettivo proprio il successo di una gravidanza della paziente trapiantata. Il primo passo è la riuscita del trapianto dell’organo da un punto di vista funzionale; successivamente, circa un anno dopo l’intervento, una volta stabilizzato il quadro clinico della paziente, viene avviato il percorso di procreazione medicalmente assistita.

Secondo i criteri definiti dal protocollo, le potenziali candidate al trapianto sono donne con età compresa tra i 18 e i 40 anni con anamnesi negativa per patologie oncologiche, assenza di pregresse gravidanze a termine con esito positivo, affette da patologia uterina congenita (sindrome di Rokitansky) o acquisita (atonia uterina postpartum).

Al momento in lista d’attesa sono arruolate 5 donne. La sperimentazione italiana prevede inoltre che le donatrici siano donne decedute tra i 18 e i 50 anni ed esclude per ora la donazione da vivente.