La linea difensiva ha avuto la ragione. Scarcerati prima 9 e poi 5 dell’Elite della famiglia Moccia: Antonio Moccia, Luigi Moccia, Angelo Moccia, il figlio Gennaro Moccia, Pasquale Credentino, Francesco Favella, Antonio Nobile, Gennaro Rubiconti e Giovanni Esposito tornano liberi per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Una battaglia combattuta e vinta dal collegio difensivo della famiglia Moccia e sul quale il capo della procura di Napoli Gratteri vuole vederci chiaro ed ha quindi avviato un inchiesta interna e chiesto spiegazioni.
A beneficiare delle decisioni anche altri 5 imputati di spicco, il marito di Teresa Moccia, figlia di Anna Mazza, deceduta qualche anno fa e che dopo l’assassinio del marito Gennaro Moccia, aveva guidato la famiglia, stiamo parlando di Filippo Iazzetta, il cognato dei fratelli Moccia, con cui era cresciuto. Insieme a Filippo Iazzetta anche altri 4, Massimo Malinconico, Benito Zanfardino, Giovanni Piscopo e Francesco Di Sarno.
La potentissima famiglia afragolese tornera’ a processo il prossimo settembre, ma a piede libero.
Ovviamente tutto questo ha scatenato l’ira di alcuni che si sono immediatamente prodigati nel racconto della sconfitta della giustizia, anche se a determinare la scarcerazioni sono state proprio le norme che regolano quella gisutizia.
Questa la cronaca di quanto è accaduto nella ferrea battaglia che la Procura sta conducendo nei territori a nord di Napoli con una “famiglia” che già negli anni ottanta veniva raccontata dal settimanale nazionale L’Espresso, come una potentissima organizzazione ai vertici nazionali, insieme alle organizzazioni siciliane e tra le piu’ potenti in Campania.