Il “piano anti-cacicchi” con cui Elly Schlein aveva inaugurato la sua segreteria, promettendo di ridimensionare i potentati locali del Partito Democratico, sembra oggi in forte crisi. Il caso emblematico è quello della Campania, dove i rapporti con il governatore uscente Vincenzo De Luca — inizialmente indicato come simbolo di un sistema da superare — hanno preso una piega inaspettata. Dopo mesi di tensioni, Schlein ha raggiunto un accordo con De Luca che prevede la presenza di due liste civiche a lui fedeli, la convocazione di un congresso regionale che dovrebbe portare all’elezione di suo figlio Piero come segretario, e la gestione di due assessorati chiave come Sanità e Infrastrutture. Una scelta che per molti dem campani, tra cui il deputato Marco Sarracino e l’eurodeputato Sandro Ruotolo, rappresenta una resa di fronte al “cacicco” locale, proprio ciò che la segretaria aveva promesso di combattere.
La situazione non è più lineare nemmeno in Puglia, dove il governatore Michele Emiliano è un’altra figura di peso con cui il Pd mantiene un rapporto di collaborazione. Anche qui, però, all’interno del partito si avvertono malumori: diversi esponenti temono che l’intesa con Emiliano tradisca lo spirito di rinnovamento sbandierato all’inizio del mandato di Schlein.
Queste scelte, maturate a pochi mesi dalle regionali, mostrano come la segretaria abbia preferito privilegiare l’agenda nazionale in vista delle elezioni politiche, optando per un approccio inclusivo e pragmatico, anche a costo di accordi con poteri locali consolidati. Una strategia che, se da un lato può evitare scontri frontali immediati, dall’altro rischia di alienare una parte significativa della base e dei dirigenti che l’avevano sostenuta proprio per voltare pagina rispetto al passato.