A dirlo sono le ultime stime Istat che tratteggiano un quadro in chiaroscuro del mercato del lavoro italiano: aumenta l’occupazione, ma a entrare nel mercato del lavoro ci sono sempre meno giovani e sempre più anziani. Nel mercato del lavoro italiano arrivano due record storici, fotografati dalle ultime tabelle Istat. Da un lato gli occupati over 50 che, per la prima volta, superano quota 10 milioni; dall’altro il tasso di occupazione del Mezzogiorno che oltrepassa la soglia simbolica del 50 per cento mai raggiunta dall’inizio delle serie storiche nel 2004. Numeri che raccontano una fase di crescita, ma anche un quadro complesso, fatto di dinamiche demografiche e di nodi strutturali ancora irrisolti. La contraddizione: aumenta l’occupazione anche al Sud, ma raddoppiano gli over 50 Secondo l’Istat, nel secondo trimestre 2025 gli over 50 occupati erano 10 milioni 94mila: 96mila in più rispetto al trimestre precedente e 422mila in più rispetto a un anno fa. Un dato che riflette soprattutto due fattori: l’invecchiamento della popolazione, con l’ingresso nel mercato del lavoro delle coorti nate negli anni Settanta, e le regole più rigide sull’accesso alla pensione.
Nel 2004 gli over 50 al lavoro erano meno della metà, appena 4,8 milioni. Sul fronte territoriale, il Mezzogiorno segna un traguardo simbolico: nel secondo trimestre il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni è salito al 50,1%. Non si era mai toccata la soglia del 50%, superata ora grazie a un incremento costante nell’ultimo anno: dal 49,3% del secondo trimestre 2024 al 49,9% del primo trimestre 2025. Gli occupati nel Sud sono oggi 6 milioni 549mila, con un aumento di 96mila unità in dodici mesi. Le reazioni politiche Il dato è stato salutato con entusiasmo dalle forze di maggioranza. “Sale l’occupazione nel Mezzogiorno e supera il 50% come non accadeva da oltre 20 anni. Le politiche del lavoro del governo stanno dando i loro frutti, nessuno viene lasciato indietro”, ha commentato la vicepresidente del Senato e senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli.
Dello stesso tenore Marta Schifone, deputata di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Lavoro: “Il dato conferma l’efficacia delle politiche del governo Meloni e del ministro Calderone che hanno chiuso con l’assistenzialismo e creduto nelle capacità del Mezzogiorno. I risultati sono storici, grazie a investimenti strategici che hanno consentito al Sud di esprimere il suo valore e la sua identità”.Ma dalle opposizioni arriva una lettura diversa, che invita a non farsi ingannare dai numeri. “Ogni volta che l’Istat diffonde i dati sull’occupazione, governo e maggioranza suonano lo stesso spartito, utile a coprire le tante ombre che aleggiano sul mercato del lavoro: salari fermi e produttività stagnante”, ha replicato il vicepresidente del M5S Mario Turco. “Il Cnel, nel Rapporto sulla produttività pubblicato due giorni fa, ha sottolineato che la crescita occupazionale 2022-2024 è stata trainata da attività a basso valore aggiunto. In pratica, i nuovi occupati – in gran parte over 50 – operano in settori che non trainano il Pil, fermo allo zero virgola”.
Perché è un quadro chiaroscurale I record dell’occupazione raccontano quindi due facce della stessa medaglia. Se da un lato segnano una tendenza positiva, soprattutto nel Mezzogiorno storicamente penalizzato, dall’altro rispecchiano anche fenomeni meno virtuosi: l’allungamento della vita lavorativa dovuto alle regole pensionistiche, il peso di settori a bassa produttività e l’assenza di un aumento dei salari reali. Un risultato che conferma la tenuta del mercato del lavoro, ma che lascia aperti i nodi della qualità e della sostenibilità della crescita occupazionale in Italia.