La Dda: la “stesa” di Pasqua ha sancito la rottura della pax mafiosa tra i clan del rione Villa. Un intero quartiere sotto assedio, un corteo religioso interrotto dal rumore delle pistole e la guerra di camorra che torna a fare paura a San Giovanni a Teduccio. A distanza di decenni dall’inizio della sanguinosa faida tra i Rinaldi e i D’Amico – due clan storici del rione Villa che hanno lasciato sul selciato decine di morti, tra cui vittime innocenti – la tensione è esplosa nuovamente la scorsa Pasqua. Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno portato all’arresto di Francesco Rinaldi, 36 anni, detto “Ignazio”, figlio del capoclan Antonio Rinaldi – assassinato nel 1990 in un agguato della faida con i Mazzarella – e nipote dell’attuale boss Ciro Rinaldi, detto mauè o my way.
Insieme a lui è finito in manette anche il presunto complice, Salvatore Attanasio, 35 anni. Per entrambi il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere con le accuse di pubblica intimidazione con l’uso di armi, detenzione e porto abusivo di pistole. Incastrati dai filmati di video sorveglianza A incastrarli sarebbero stati i filmati della videosorveglianza e gli indumenti che indossavano al momento dell’azione. Quattro le “stese” finite sotto la lente della Dda e dei militari, tutte concentrate nelle strade di San Giovanni a Teduccio durante il periodo pasquale del 2025. La più grave, quella che ha fatto saltare la tregua tra i clan, risale al Venerdì Santo, il 18 aprile: intorno alle 19.30, in piazza Capri, nei pressi della chiesa di San Giuseppe Madonna di Lourdes, una pioggia di colpi d’arma da fuoco interruppe la Via Crucis, costringendo il parroco a interrompere la celebrazione e a chiamare le forze dell’ordine.
Sul selciato furono ritrovati nove bossoli e due ogive. Solo per pura fatalità nessuno rimase colpito, ma il rischio di una strage fu concreto. Il parroco raccontò agli investigatori di aver udito colpi distinti in due momenti diversi, anche alle spalle della chiesa. Il giorno successivo, lo stesso Francesco Rinaldi – allora sentito come persona informata sui fatti – dichiarò di aver assistito alla sparatoria mentre si trovava nel corteo religioso insieme al figlio e ad altri familiari. Disse di aver visto due uomini in scooter sparare nella sua direzione e verso il gruppo guidato dal sacerdote. Una versione che, secondo la Dda, sarebbe servita a depistare gli investigatori.
Gli inquirenti ritengono che quella stesa di Pasqua, attribuita verosimilmente al clan D’Amico, abbia segnato la rottura della pax mafiosa che da alcuni mesi reggeva nel quartiere, frutto di un accordo tra Gennaro Rinaldi, detto ’o Lione, e i vertici della federazione Mazzarella, tra cui Roberto Mazzarella e Clemente Amodio. Un equilibrio fragile, costruito su interessi criminali e spartizioni di piazze di spaccio, che è bastato poco a far crollare. Ora, con il nuovo arresto che coinvolge un nome pesante come quello dei Rinaldi, San Giovanni a Teduccio torna a vivere lo spettro di una guerra di camorra che da oltre quarant’anni segna la storia del rione Villa.