Carcere di Aversa, sequestrati 50 grammi di hashish: l’OSAPP denuncia l’emergenza “piazze di spaccio” negli istituti penitenziari

Ennesimo sequestro di droga in un carcere campano. Mercoledì 17 settembre, presso la Casa di Reclusione di Aversa, la Polizia Penitenziaria ha rinvenuto e sequestrato 50 grammi di hashish, nascosti in un involucro introdotto con tutta probabilità tramite drone o lancio dall’esterno. L’operazione, condotta con la collaborazione degli agenti in prova del 185° corso in tirocinio nel penitenziario normanno, ha impedito che la sostanza finisse nel circuito interno della struttura. “Gli agenti, anche i più giovani, hanno dimostrato capacità operative di altissimo livello”, ha sottolineato l’OSAPP, che chiede un riconoscimento ufficiale – come una nota di compiacimento o un encomio – per il personale coinvolto. Il caso di Aversa si aggiunge a quello di pochi giorni fa nel carcere di Fuorni, a Salerno, dove la Polizia Penitenziaria aveva scoperto stupefacenti occultati sul tetto della palestra.

A denunciare con forza l’allarme è Vincenzo Palmieri, segretario regionale Campania dell’OSAPP, che avverte: “Le carceri non possono e non devono diventare incubatrici di dipendenza e criminalità. È tempo di agire, prima che sia troppo tardi”. Palmieri parla di una diffusione allarmante delle piazze di spaccio interne, con conseguenze devastanti sia sulla sicurezza degli istituti sia sui percorsi riabilitativi dei detenuti. Da qui la richiesta di risorse aggiuntive, formazione specializzata per gli agenti e nuove strategie per affrontare tossicodipendenza e disturbi psichiatrici in carcere.

L’introduzione di droga attraverso droni o lanci dall’esterno è una pratica sempre più sofisticata e difficile da contrastare. Per questo, l’OSAPP sollecita anche tecnologie avanzate di controllo e un impegno deciso da parte delle istituzioni: “Non possiamo permettere che le carceri diventino terreno fertile per la criminalità organizzata. Serve una risposta forte e coordinata, ora”. L’operazione di Aversa rappresenta un segnale positivo, ma per Palmieri non basta: senza interventi strutturali e duraturi, episodi come questo rischiano di restare “solo una goccia nell’oceano”.