Marcianise, inchiesta sulla strage alla Eco Partenope

Tragedia a Marcianise: L’ennesima strage sul lavoro scuote il Paese. Tre vite spezzate dall’esplosione, un bilancio di sangue che si allunga. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un’inchiesta sullo scoppio nell’azienda di rifiuti Eco Partenope di Marcianise che ieri ha causato la morte di tre persone e il ferimento lieve di altre due. Tra le vittime il titolare dello stabilimento, Pasquale De Vita di 51 anni e poi Ciro Minopoli di 60 anni, responsabile della sicurezza degli operai e un altro dipendente, Antonio Donadeo di 50. Ci sono anche due feriti lievi che vengono medicati sul posto.

Un’esplosione, l’ennesima di una lista sempre più lunga, ha squarciato il silenzio del pomeriggio, portando via tre vite. Un bilancio di dolore che si aggiunge alle migliaia di morti bianche che ogni anno macchiano la coscienza del Paese. La dinamica dei fatti, ricostruita dai Vigili del Fuoco, è agghiacciante nella sua tragica semplicità. I tre lavoratori erano intenti a una saldatura su un silos contenente oli esausti. Una scintilla, una maledetta scintilla, ha innescato l’esplosione dei gas accumulati, trasformando il serbatoio in un ordigno micidiale.

La deflagrazione ha scaraventato i corpi a decine di metri di distanza, con due delle vittime ritrovate sul tetto di un’azienda confinante. Due altri operai, seppur feriti in modo lieve, hanno visto la morte in faccia e sono stati medicati sul posto. Fuori dai cancelli dell’azienda, il dramma si è tradotto in una disperazione muta, interrotta solo dalle urla dei familiari accorsi. Rabbia e dolore si sono mescolati in un mix esplosivo, sfociato in momenti di tensione con i giornalisti. Sul posto, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha subito aperto un fascicolo di reato, a testimonianza della gravità di quanto accaduto. Le indagini, affidate a Polizia, Vigili del Fuoco e all’Asl di Caserta, dovranno fare piena luce sulle cause dell’esplosione e, soprattutto, sulle eventuali responsabilità.

Le reazioni non si sono fatte attendere. I sindacati hanno alzato la voce, definendo la tragedia “intollerabile”. La Cgil, la Uil e la Cisl hanno puntato il dito contro un sistema che continua a fallire, dove la sicurezza non è considerata un diritto, ma un costo da tagliare. “Non si tratta di fatalità”, hanno ribadito, “sulla sicurezza si deve e si può fare molto di più”. Anche le istituzioni hanno espresso il loro cordoglio. Il presidente della Provincia di Caserta, Anacleto Colombiano, ha promesso il massimo supporto alle indagini. Ma le parole, come spesso accade, suonano vuote di fronte a un dolore così profondo.

La tragedia di Marcianise non è un caso isolato, ma si inserisce in un quadro drammatico che vede la Campania al centro di una vera e propria emergenza sicurezza sul lavoro. Le “morti bianche” sono un triste bollettino quotidiano, una piaga che non accenna a diminuire. Solo nell’ultimo anno, la regione ha registrato una scia di sangue che ha portato alla morte decine di lavoratori. Il polo industriale casertano, in particolare, sembra essere una delle aree più colpite. A pochi chilometri da Marcianise, nel comune di Gricignano d’Aversa, l’azienda Frigo Caserta è stata teatro di due incidenti mortali all’inizio dell’anno, a testimonianza di un’emergenza diffusa e, purtroppo, endemica. Questi episodi, assieme a quello dell’Eco Partenope, non sono incidenti sfortunati, ma il sintomo di una malattia profonda: un sistema economico che sacrifica vite umane sull’altare del profitto, una cultura della sicurezza che stenta a decollare e controlli insufficienti.

La rabbia dei sindacati e dei familiari delle vittime è più che giustificata. Non si può accettare che in un Paese civile si continui a morire per guadagnarsi da vivere. La Campania, con le sue molteplici sfide, ha il dovere di invertire la rotta e mettere la vita e la dignità dei lavoratori al centro di ogni strategia politica e aziendale. L’indagine su Marcianise dovrà essere un punto di svolta, un’occasione per fare chiarezza e per riaffermare un principio fondamentale: la sicurezza sul lavoro non è un optional, ma un diritto inalienabile. (Nella foto l’interno dell’azienda dopo l’esplosione e nei riquadri due delle vittime: il titolare Pasquale De Vita di 51 anni e l’operaio Antonio Donadeo di 50 anni).