CIMITILE – I Carabinieri del N.O.E. di Napoli e della Compagnia di Nola hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Nola, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un’area di trasferenza situata in via San Donato, nel Comune di Cimitile, utilizzata come discarica abusiva.
Le indagini, condotte dal Reparto Speciale dell’Arma e dalla Stazione Carabinieri di Cimitile, sono scaturite da una denuncia dell’Assessore all’Ambiente del Comune, che segnalava sversamenti illeciti di rifiuti provenienti dal Comune di Comiziano. Le verifiche hanno riguardato la gestione illecita dei rifiuti solidi urbani (RSU) dei due comuni da parte della società S.I.A. (Soluzioni Integrate Ambientali) s.r.l.
L’area, formalmente destinata al parcheggio degli automezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti in attesa del conferimento presso impianti autorizzati, è stata invece trasformata in un sito di stoccaggio abusivo. Gli accertamenti hanno documentato cumuli di rifiuti non pericolosi derivanti dalla normale raccolta degli RSU, oltre a rifiuti pericolosi, come contenitori in plastica e metallo intrisi di smalti, vernici, solventi e oli esausti vegetali e minerali, abbandonati sul terreno o in cassoni scarrabili esposti agli agenti atmosferici.
Le immagini dei sistemi di videosorveglianza hanno confermato che l’attività illecita si protraeva almeno dal febbraio 2025, creando un concreto rischio di grave inquinamento del suolo a causa dei percolamenti dei rifiuti. L’amministratore unico della società è stato deferito in stato di libertà per la gestione illecita dei rifiuti pericolosi e non pericolosi.
Nel corso del sequestro, i Carabinieri hanno sottoposto a vincolo anche gli automezzi presenti e i cumuli di rifiuti. Il G.I.P. ha sottolineato il pericolo che l’area, se lasciata a disposizione della società, potesse aggravare ulteriormente le conseguenze del reato contestato, incrementando l’inquinamento già provocato.
Il provvedimento cautelare è impugnabile e i soggetti indagati non possono essere considerati responsabili fino alla sentenza definitiva, come stabilito dalla legge. La vicenda solleva nuovamente l’attenzione sulla gestione dei rifiuti e sui rischi ambientali legati a pratiche illecite, sottolineando l’importanza dei controlli e della vigilanza da parte delle autorità competenti.