L’approvazione del nuovo Codice degli Incentivi da parte del Consiglio dei Ministri, avvenuta il 21 novembre, accende un forte dibattito nel mondo produttivo, in particolare nel Sud Italia. La riforma – proposta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e destinata a entrare in vigore il 1° gennaio 2026 – ridisegna radicalmente il sistema dei sostegni alle imprese, introducendo un modello accentrato, digitalizzato e fondato su criteri uniformi validi per tutto il territorio nazionale.

Un impianto centralizzato che preoccupa le PMI del Sud

Secondo quanto illustrato dal MIMIT, il nuovo Codice punta a razionalizzare le misure esistenti attraverso:

  • digitalizzazione totale delle procedure tramite piattaforme nazionali;
  • adozione di un bando-tipo uniforme;
  • creazione di un Tavolo permanente degli incentivi come unico centro di coordinamento;
  • criteri standardizzati di valutazione;
  • maggiore trasparenza e tracciabilità dei contributi.

Ma per Confimi Industria Campania, la riforma rischia di avere effetti opposti rispetto agli obiettivi dichiarati.

Carfora: “Il Sud verrà penalizzato, aumenteranno le disuguaglianze”

Luigi Carfora, presidente dell’associazione, lancia un monito severo:

“La riforma nasce con l’intento di semplificare, ma nella pratica rischia di irrigidire il sistema e accentrare poteri che potrebbero danneggiare irreversibilmente le PMI del Mezzogiorno.”

Carfora richiama l’esperienza recente della ZES Unica, che – secondo la sua valutazione – ha prodotto ritardi e paralisi amministrative, danneggiando le imprese meridionali. Il pericolo, sostiene, è che criteri identici applicati a territori profondamente diversi producano esclusione automatica.

Le criticità strutturali del Sud – infrastrutture carenti, logistica debole, lentezza burocratica – renderebbero il nuovo sistema, standardizzato e competitivo, un vantaggio per chi già parte avvantaggiato: le imprese del Centro-Nord.

Non solo divario territoriale: la sfida con l’Europa delle multinazionali

Carfora sposta poi lo sguardo sul quadro internazionale, denunciando un contesto europeo sempre più favorevole ai grandi gruppi e ostile alle PMI:

“Il confronto reale oggi è con Paesi che hanno costruito il proprio modello economico sull’alta finanza e su politiche fiscali aggressive a vantaggio delle multinazionali.”

Secondo Confimi, il nuovo sistema rischia di produrre un doppio effetto:

  1. indebolire le PMI italiane rispetto ai colossi globali,
  2. schiacciare definitivamente quelle meridionali.

Concorrenza globale e rischio desertificazione produttiva

Carfora sottolinea che le aziende italiane già competono con realtà straniere che beneficiano di:

  • fiscalità più leggera,
  • costo del lavoro inferiore,
  • regole ambientali e sociali meno rigide,
  • politiche industriali più aggressive.

In questo scenario, un sistema di incentivi standardizzato rischia – secondo Confimi Campania – di trasformarsi in una “condanna”, accelerando chiusure aziendali e acquisizioni da parte di gruppi multinazionali.

Una riforma in contraddizione con il dibattito sull’autonomia

Il Presidente evidenzia anche un paradosso politico:

“Mentre si discute di autonomia differenziata, sugli incentivi si procede verso un accentramento totale che riduce la capacità dei territori di gestire i propri bisogni.”

Timore di una riduzione della platea dei beneficiari

La domanda finale posta da Carfora è diretta e preoccupata:

“Questo accentramento serve davvero a semplificare o è un modo per restringere l’accesso agli incentivi? Se così fosse, il Mezzogiorno pagherebbe il prezzo più alto.”

La richiesta di un confronto urgente

Confimi Industria Campania chiede quindi al Governo un tavolo immediato per evitare che la riforma si trasformi in quello che definisce “l’ennesimo colpo mortale per il sistema produttivo meridionale”.