Inizialmente ipotizzato un suicidio, le indagini dei Carabinieri hanno ricostruito una verità diversa: la donna sarebbe stata uccisa dopo aver intrapreso una nuova relazione. vicenda familiare dai contorni drammatici si è trasformata in un’accusa di omicidio. Nella mattinata di oggi i Carabinieri della Stazione di Afragola hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo ritenuto gravemente indiziato di aver provocato la morte della madre, avvenuta lo scorso agosto. La donna era stata ricoverata il 31 luglio 2025 in condizioni disperate, con ustioni di terzo grado che le avevano devastato gran parte del corpo. Nonostante i tentativi dei medici, il suo cuore aveva smesso di battere il 15 agosto.
All’inizio, l’ipotesi prevalente era quella di un gesto estremo: i Vigili del Fuoco, accorsi subito sul posto, avevano infatti ritenuto che si fosse trattato di un tentativo di suicidio. In casa, in quel momento, c’era solo il figlio, che aveva dichiarato di aver cercato di spegnere le fiamme per salvare la madre. Le indagini successive, però, hanno ribaltato completamente la ricostruzione iniziale. Coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Carabinieri di Afragola hanno approfondito ogni dettaglio della vicenda, fino ad escludere la pista del gesto volontario. Le attività investigative, supportate anche da analisi tecniche, hanno fatto emergere gravi elementi di responsabilità a carico del figlio della vittima. Secondo gli inquirenti, alla base del delitto ci sarebbe stata la relazione sentimentale che la donna aveva intrapreso con un altro uomo, circostanza che il figlio non avrebbe accettato.
I due vivevano un rapporto descritto come “morboso e tossico” e, di fronte alla prospettiva di un legame che lo escludeva, l’uomo avrebbe reagito in modo feroce: le avrebbe gettato addosso dell’alcol, appiccando poi il fuoco con un accendino. L’indagato è stato sottoposto anche a una perizia psichiatrica. Gli esperti lo hanno ritenuto capace di intendere e di volere al momento dei fatti, pur diagnosticando un disturbo di schizofrenia paranoidea, da tempo compensato da una terapia farmacologica che non avrebbe mai interrotto. L’uomo si trova ora in carcere, in attesa delle prossime decisioni dell’autorità giudiziaria.