Autonomia Differenziata

L’autonomia differenziata, negata da chi non vuole morire europeo

di Leone Melillo* – L’ “autonomia differenziata”, rivendicata dalle Regioni a statuto ordinario, si imbatte nel combinato disposto degli articoli 116, terzo comma, e 117 della Costituzione, ed accede ad una dimensione che comprende chi afferma: “non voglio morire europeo”.

Nulla di sorprendente. L’autonomia differenziata, rivendicata dalle Regioni a statuto ordinario, non si risolve nella previsione, sancita dall’art. 116, terzo comma, della Costituzione perché, avvalendosi dell’art. 117 della Costituzione, che prevede le materie concorrenti, a cui accedono le Regioni a statuto ordinario, afferma un’ “unità organica e mediata di interessi particolari”, su base regionale.

Una dimensione che travolge l’“organica unità dello Stato”, già segnata – come ebbe già ad evidenziare Vittorio Emanuele Orlando – dalla “teoria della divisione dei poteri”, che espone “il lato più debole”, nel “disconoscere l’organica unità dello Stato”.

Una dimensione che induce lo statista a proporre, “durante una seduta dell’Assemblea Costituente” – come afferma Tommaso Edoardo Frosini – un “ordine del giorno”, “volto a eliminare dalla Costituzione, ovvero a contenere in un preambolo, le norme relative ai rapporti etico-sociali, alla famiglia, alla scuola, alla salute, all’arte e alla scienza”. Una proposta alla quale “si oppo[se] Costantino Mortati”, “afferma[ndo] così – come continua Frosini – la forza del potere costituente, quel terribile potere che Orlando temeva e dal quale rifuggiva”.

Una dimensione che indusse Orlando, con la prefazione che legge la Costituzione della Repubblica Italiana, a rammentare “l’Imperatore Giustiniano”, la “prodigiosa codificazione del suo Corpus Juris”, la “sua pretesa di sopprimere ogni maniera di interpretazione obiettiva”, per poi evidenziare come “la nuova Costituzione d’Italia pon[ga], appena nata, la questione categorica ed ardua” di “appresta[re i …] mezzi”, “atti [all’ …] interpretazione di quella fonte di diritto”, “la più solenne, almeno formalmente, nella vita dei popoli moderni”. Una “posizione anti-costituzionale – su cui si sofferma Sabino Cassese – tenuta ferma anche all’Assemblea costituente, fino alla dichiarazione antieuropea, che tanto dispiacque a De Gasperi, dell’ultimo Orlando” che afferma: “non voglio morire europeo”.

Un timore sembra percorrerlo, quello che venga travolta, con questa scelta europea, ancora una volta, l’“organica unità dello Stato”.

*(Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)

 

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