Acerra Infermiere

Acerra Giovane infermiere offeso perché positivo al Covid-19

Il dramma di un ragazzo che non solo ha dato il suo contributo per la lotta a questa pandemia, ma ne ha subito le conseguenze , lottando anche contro chi per paura e per disinformazione ha perseguitato lui e la sua famiglia, un pò come avveniva nel Medioevo con gli untori.(termine utilizzato nel Cinquecento e nel Seicento per indicare chi diffondesse volontariamente il morbo della peste spalmando in luoghi pubblici)

A parlare è il giovane infermiere Raffaele Piscitelli, primo caso di coronavirus ad Acerra, offeso perché risultato positivo. Egli dichiara che la sofferenza principale che ha provato è stata la discriminazione dei propri concittadini piuttosto che la positività al virus stesso.
Il suo comportamento coscenzioso e responsabile di certo eviterà il diffondersi del virus, ma ciò che invece resta, al momento, sono le falle del sistema e le offese che continua a subire via social.
“Se ne sono dette di tutti colori sul mio conto, sono veramente dispiaciuto per la reazione degli acerrani”.

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La sua positività è figlia dell’eccellente lavoro svolto a Brescia, dove fino allo scorso weekend ha svolto instancabilmente ore di fatica proprio nel reparto Covid, poi il licenziamento da Chiari in quanto vincitore di concorso a Napoli con graduatoria regionale che aveva sbloccato 1400 posti, buona parte in arrivo proprio dal nord.
Contratto firmato giá il 18 febbraio con l’avviso di entrare in servizio all’Ospedale del Mare a partire da lunedì 16 marzo.

Un saluto veloce ai familiari dal balcone e via ad autoisolarsi nella casa di una familiare sfitta, non avendo contatti con nessuno.
Qui, però, iniziano le falle del sistema, nonostante l’autodenuncia: da asintomatico, l’asl lo obbliga a presentarsi in ospedale nonostante, egli stesso avesse dichiarato di aver avuto ripetuti contatti con persone contagiate.
“Ho dovuto combattere contro un sistema azzardato e superficiale per farmi fare il tampone(martedì), che giovedì mi ha dato esito positivo, purtroppo”. Inizia qui la caccia alle streghe subita da Raffaele e i suoi familiari, minacciati e offesi sui social dai loro concittadini, che hanno costretto il giovane a violare la propria privacy per spiegare la situazione. Un passo indietro per l’umanità che presa dalla paura smette di camminare insieme verso un obiettivo comune.