Per piegare le varianti del Covid-19, sempre più veloci e insidiose, un’altra stretta è all’orizzonte. È la dolorosa presa d’atto del governo, che sull’onda dell’allarme degli scienziati si prepara a una settimana di vertici e decisioni. Di ufficiale non c’è ancora nulla, ma il dilemma di cui si discute è l’opportunità di rafforzare ancora le misure di contenimento su scala nazionale, a pochi giorni dall’entrata in vigore (il 6 marzo) del nuovo Dpcm firmato da Mario Draghi.
Nei prossimi cinquanta giorni, da oggi sino alla fine di aprile, è previsto l’arrivo in Italia di 26 milioni di dosi di vaccino. E l’indicazione che il governo ha dato alle Regioni è molto chiara: dovranno essere somministrate tutte, nel più breve tempo possibile. Per farlo — e dunque per organizzare la più grande campagna di vaccinazione di massa del nostro Paese — Roma ha assicurato che metterà sul tavolo tutti gli sforzi necessari, in termini di personale e di spesa. Ma senza precedenti – scrive Repubblica – potranno essere anche i mezzi per arrivare all’obiettivo: la parola “zona rossa” per tutta l’Italia, infatti, non è più un tabù.
Se dovesse essere necessario un lockdown per vaccinare più in fretta, ragionano fonti di governo, «siamo pronti». Magari lasciando fuori dalle restrizioni alcune Regioni con tassi di contagio da zona bianca. Anche di questo si discuterà nella riunione straordinaria che si terrà oggi tra i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, il capo del Cts Agostino Miozzo e il commissario per l’emergenza, Giuseppe Figliuolo.