Dalla padella alla pagina – Antonio Novelletti, il sapore di un sogno

Quella di Antonio Novelletti è una storia di passione e successo che parte da Frattamaggiore e si conclude in Lussemburgo, nel ristorante stellato Vinissimo. Oggi vi raccontiamo la storia di questo giovane e di come i suoi sogni siano arrivati dalla padella… alla pagina del nostro giornale. 

Il sogno di un bambino

Il sogno di Antonio Novelletti è sempre stato uno solo: quello di diventare uno chef.

La sua passione nei confronti del mondo della cucina nasce quand’è ancora un bambino e vede riunirsi, nelle occasioni speciali come Pasqua e Natale, tutta la sua famiglia intorno a un tavolo. Già da allora, come ci racconta, il suo più grande piacere era quello di cucinare e stare vicino ai nonni, alla zia che preparavano piatti tipici della tradizione campana.

Cucinare per gli altri è il suo grande sogno: “Appena ho finito la terza media” spiega Antonio “ho deciso di fare l’alberghiero nonostante pochi mi appoggiassero in questa scelta – a partire dai professori fino ad alcuni della mia famiglia. Non tutti gradivano il fatto che io avessi scelto l’alberghiero, però per fortuna ho avuto mio padre e mia zia che mi hanno appoggiato in tutte le mie scelte”. 

Uno dei piatti preparati da Antonio Novelletti.

Scuola, gavetta e passione sono le chiavi del successo

“Appena ho iniziato” ci racconta Antonio “per sei mesi ho solo sbucciato patate, pulito i piedi dei frigoriferi, sistemato cose – mai toccato per due anni piatti, mai acceso un fuoco o toccato una padella. Quello mi è servito tantissimo.”

“Una cosa fondamentale nel nostro lavoro” continua “è lo studio e l’esperienza. Non bisogna mai fermarsi, mai smettere di leggere, di studiare  e ricercare: tutto ciò è fondamentale per la buona riuscita di un piatto. Molte persone quando vedono un bel piatto non sanno dietro che studio c’è: la ricerca del prodotto, la ricerca del produttore che la fa nel modo migliore, ecologico; dietro ogni piatto ci sono ore, giorni di studio.” 

E’ infatti già dai quattordici anni Antonio inizia a fare le sue prime esperienze, lavorando prima al Giardino di Savignano, ristorante di Aversa, e poi ad Afragola presso il ristorante La Genuina. 

Diplomatosi con il massimo dei voti e ottenendo la qualifica di cuoco Antonio ha deciso di proseguire gli studi. L’estate successiva accetta un’offerta di lavoro in Lussemburgo, lavorandovi per una stagione, in un Hotel di Lusso chiamato Le clervaux boutique & designer. 

Dopo sei mesi ritorna in Italia e si dedica solo alla scuola fino al conseguimento del diploma. “Allora ho deciso” ci racconta Antonio “di seguire una strada che definire fantastica è ben poco: ho frequentato una scuola ambita, conosciuta da tutti i cuochi che si trova a Parma, a Codorno. Si tratta della scuola di Gualtiero Marchesi, Alma. E’ stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto: è una scuola che ti forma in tutti i sensi, professionalmente e tecnicamente.”

Dopo i primi sei mesi di studio, Antonio inizia un periodo di stage al ristorante 21.9, un ristorante stellato: “Quella è stata la mia prima esperienza in un ristorante stellato. Ho iniziato da stagista e poi sono stato successivamente assunto.”

“Se sono il cuoco che sono ringrazio il mio Maestro Salvatore Scotto”

Dopo gli esami il giovane Chef si dirige a Torino, dove rimane per un anno, e a Febbraio dello scorso anno Antonio riceve una telefonata: cercavano un sous-chef in Lussemburgo.

“Ho deciso di trasferirmi di nuovo in Lussemburgo, e attualmente sono il sous-chef del ristorante Vinissimo, uno dei ristoranti più noti del sud del Lussemburgo. Qui sto avendo tantissime soddisfazioni, qui ho l’opportunità di dimostrare finalmente tutto quello che so fare. Ci sono stati momenti di buio dove avrei voluto mollare tutto, ma fortunatamente ci sono sempre state accanto a me persone che mi hanno protetto, rassicurato, che mi hanno dato la forza di continuare e le ringrazio tantissimo. Senza di loro non sarei il cuoco che sono.

Devo ringraziare soprattutto il mio Maestro – ogni cuoco ha il suo maestro, e il mio è Salvatore Scotto. E’ stato l’unico all’inizio a credere in me quando gli altri non vedevano nulla in me, è stato lui a supportarmi in tutto. Oggi, dopo cinque anni che ci siamo divisi,  sono tornato a lavorare con lui e sono il suo sous-chef. 

Devo dire grazie a mio padre e a mia madre per avermi dato l’opportunità di trasformare il mio sogno in realtà, e il mio sogno in un lavoro – io mi reputo fortunatissimo, perché il mio lavoro non mi pesa, perché lo faccio con amore. Non penso alle ore di lavoro, non penso al giorno di riposo, non penso a nulla: io entro tutti i giorni alle sette di mattina in cucina e sono sempre l’ultimo ad uscire. Esco a mezzanotte, all’una, alle due… sono sempre l’ultimo. Io accendo i fuochi e io li spengo.”

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