Sono emersi alcuni inquietanti dettagli dell’inchiesta che la scorsa notte si è concretizzata con 49 arresti all’interno del Parco Verde di Caivano.
La circostanza risale al 2013, quando il gruppo guidato da Massimo Gallo era contrapposto ai Sautto-Ciccarelli, il clan che, anche negli anni a venire, ha comandato e spadroneggiato sul Parco Verde e, di riflesso, nel traffico di droga della Campania e con una quota di livello anche in quello nazionale. A raccontarla è Carlo Oliva, diventato collaboratore di giustizia nel luglio di quell’anno. In quel periodo il boss Antonio Ciccarelli era ancora libero e l’obiettivo di Gallo era di ammazzarlo per accaparrarsi una quota del traffico di droga. Per questo scopo aveva stretto un accordo con esponenti della Vanella Grassi, in particolare col gruppo Leonardi: in cambio dell’aiuto avrebbe fornito l’appoggio necessario al gruppo di Secondigliano contro gli Scissionisti.
C’era però la forte probabilità che Ciccarelli fosse venuto a conoscenza di questo piano e che, quindi, si fosse organizzato di conseguenza. Da qui, la strategia dei killer del gruppo di Gallo, tra cui appunto Oliva: abbandonare le proprie abitazioni e sparire dalla circolazione, ripiegando in un edificio che avrebbe potuto fare da fortezza, come appunto una scuola media, dove arroccarsi e organizzare gli agguati contro il clan rivale e, eventualmente, respingere un tentativo di irruzione. La situazione venne risolta dal capoclan Nicola Sautto: permesso a Gallo di gestire il traffico di droga, ma al di fuori del Parco Verde e in particolare a Marcianise e appalto in monopolio a Pasquale Fucito “il marziano” per il rifornimento di cocaina alle piazze locali.