Ecco le meraviglie del cosmo raccolte dal supertelescopio James Webb della Nasa
Due astrofisici dell’Esa europea raccontano le prime cinque immagini diffuse dal potentissimo strumento: un pianeta distante 1150 anni luce dalla Terra è dotato di atmosfera e di nuvole nelle quali c’è l’acqua: «Riscriveremo la scienza del cielo»
«Le cinque immagini scelte dimostrano le straordinarie possibilità di ricerca che il James Webb Space Telescope offrirà d’ora in poi aprendo finestre nel cosmo finora impossibili». Marco Sirianni (55 anni) dell’agenzia spaziale europea Esa (origini all’università di Padova) è l’astrofisico che coordina le operazioni dei quindici scienziati del Vecchio Continente che allo Space Telescope Science Institute di Baltimore negli Stati Uniti lavorano con i due strumenti scientifici costruiti e forniti dall’Esa (NIRSpec e MIRI) nell’ambito della partecipazione al progetto con la Nasa. A bordo ce ne solo altri due interamente americani. Sirianni commenta soddisfatto i primi esempi delle osservazioni compiute con il supertelescopio a cominciare dalla prima mostrata alla Casa Bianca dal presidente Joe Biden che rivela oggetti delle profondità cosmiche risalenti a oltre 13 miliardi di anni fa.
Le galassie sconosciute
«Quando guardiamo un gruppo di stelle sullo sfondo scopriamo centinaia di galassie mai viste finora» dice con stupore. «Alcune osservazioni che compivamo con Hubble e che richiedevano 400 ore ora riusciamo ad effettuarle in 12 ore», aggiunge per spiegare la potenza dello strumento. Impressionante e spettacolare è l’immagine della stella morta che ha lasciato intorno un poderoso anello di gas e polveri mentre lei, accompagnata da un’altra stella in pieno vigore, è visibile al centro mostrando ancora una debole luce. Poi c’è il quintetto delle galassie battezzato il «quintetto di Stephan» dal nome dell’astronomo che l’aveva scoperto, dove quattro di esse rivelano una sorta di danza perché sono il frutto di scontri avvenuti in passato mentre altri sono in corso oggi.
L’incredibile dettaglio
«E guardando al loro interno riusciamo a cogliere le stelle di cui sono formate ma anche i meccanismi di crescita in pieno sviluppo e tutto con un incredibile dettaglio». Altrettanto è evidente nella nebulosa Carina, una vera culla nella quale si stanno formando innumerevoli astri. Ma Webb ha puntato il suo obiettivo anche verso l’esopianeta WASP-96b distante 1150 anni luce dalla Terra arrivando ad una scoperta importante: è dotato di un’atmosfera ricca di nuvole nelle quali c’è l’acqua. Questo è un corposo pianeta gassoso con una taglia tra i nostri Giove e Saturno. Era già stato osservato ma l’atmosfera non era stata individuata e si pensava non ci fosse. «Abbiano preso lo spettro della sua luce – precisa – rilevando così il vapore acqueo e le nubi che lo circondano con grande sorpresa per la quantità di dati raccolti». «Osservazioni così precise ci permettono di vedere nelle stelle e nelle galassie i processi fisici che avvengono e che nemmeno le osservazioni del telescopio Hubble ci consentivano di scorgere» commenta Giovanna Giardino (54 anni) astrofisica al centro Estec dell’Esa in Olanda responsabile dello strumento NIRSpec realizzato anche con una tecnologia italiana fornita da Leonardo.
Le potenzialità
«Siamo oltre le previsioni più ottimistiche con una qualità dei risultati impensabile – nota -. Siamo davvero all’inizio di una nuova fase che riserverà molte piacevoli sorprese. La capacità di Webb ci consentirà ad esempio di vedere pianeti più piccoli attorno ad altre stelle e quindi forse più simili alla Terra». La Nasa diffondendo le immagini si era collegata con musei e centri scientifici negli Stati Uniti ma anche in India, in Australia, in Canada e pure con l’Italia dove le fotografie erano proiettate su uno schermo della Triennale di Milano. Ora iniziano le attività dei ricercatori e per il primo ciclo di ricerca che durerà un anno sono stati selezionati 200 programmi proposti dagli astronomi delle varie nazioni. Ciascun programma è sostenuto in media da 10 a 40 scienziati. «L’Europa grazie alla sua partecipazione – conclude Marco Sirianni – dovrebbe usufruire del 15 per cento di utilizzo del super-telescopio ma dato il valore delle proposte avanzate abbiamo già conquistato il 30 per cento del tempo di osservazione. Inoltre nove dei programmi saranno diretti da astronomi italiani. Riscriveremo molti libri della scienza del cielo».