Aborto in Europa: ecco dov’è è concesso e com’è regolamentato, stato per stato

di Martina Orecchio – Tante volte abbiamo sentito dire che quello che succede negli Stati Uniti probabilmente succederà anche da noi. A volte però sarebbe bene sperare il contrario. Venerdì 24 giugno 2022, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 era stato legalizzato l’aborto negli Usa, di modo che i singoli Stati americani saranno liberi di decidere quello che vorranno, anche di vietare l’aborto.

Una decisione che, di fatto, ci riporta indietro di decine e decine di anni e che ci fa capire quanto ogni diritto oggi acquisito, in realtà non sia scontato.

In Europa la minaccia dell’abolizione di tale diritto è dietro l’angolo e ne sono prova alcuni Stati dove tale diritto o è del tutto vietato, o è fortemente ostacolato.

Gli Stati che vietano e ostacolano l’interruzione volontaria di gravidanza

Malta è l’unico paese dell’Ue a vietare completamente l’interruzione volontaria della gravidanza, senza eccezioni. La criminalizzazione dell’aborto è radicata nella legge coloniale britannica, stabilita sull’isola dal XIX secolo. Non poche le turiste che per poter abortire, hanno dovuto abbandonare l’isola, seppure in condizioni molto gravi. Il medico che aiuta una donna a interrompere la gravidanza rischia fino a 4 anni di carcere e il ritiro definitivo della licenza. La donna che abortisce rischia invece fino a 3 anni di carcere.

In Polonia l’aborto non è del tutto vietato, ma vi è una legislazione fortemente restrittiva: l’interruzione di gravidanza infatti, è consentita solo in caso in cui la donna incinta rischi la vita oppure se la gravidanza deriva da uno stupro.

La situazione è molto simile nell’Ungheria di Orban: l’interruzione di gravidanza è possibile fino alla dodicesima settimana, ma prevede un lungo iter di colloqui che spesso hanno solo l’obiettivo di disincentivare l’operazione, come denunciano le associazioni locali.

Nella Repubblica di San Marino soltanto lo scorso settembre è passato il referendum di iniziativa popolare per l’abolizione del reato e nei mesi successivi lo Stato si è dovuto adeguare.

Infine c’è la Turchia, dove la legislazione consente l’aborto fino alla decima settimana di gestazione solo in casi di minaccia alla salute psico-fisica della donna, menomazione psico-fisica del feto, stupro o incesto, giustificati motivi di ordine economico-sociale. Ma se la donna è sposata, per poter procedere con l’interruzione di gravidanza, serve il consenso del marito.

Stati europei dove l’aborto è consentito

Al contrario, altri in paesi europei l’aborto è un diritto sancito dalle costituzioni e sono previste cure ed assistenza per le donne richiedenti.
In Svezia, ad esempio, non esistono medici obiettori: qui la legislazione non contempla la scelta di rifiutarsi, per motivi etici o religiosi, di assistere una donna che abbia scelto un’interruzione di gravidanza.

Lo stesso vale per la Finlandia, dove l’obiezione di coscienza non è riconosciuta dal sistema sanitario e dalla normativa.

In Islanda la legge consente l’aborto anche dopo le sedici settimane in caso di anomalie nel feto, inclusa la sindrome di Down.

Molto simile la situazione del Regno Unito, in cui l’aborto è legale fino alla 24esima settimana, tranne quando il proseguimento della gravidanza è pericoloso per la salute fisica o mentale della madre, o nei casi in cui il bambino “soffra di anomalie fisiche o mentali oppure sia gravemente disabile”.

La Francia ha approvato una legge per rafforzare il diritto all’aborto, che prevede l’estensione da 12 a 14 settimane del limite legale per interrompere una gravidanza per via chirurgica e la possibilità che a eseguire l’intervento siano anche gli ostetrici.

Dal 2009 anche nel nostro Paese è possibile interrompere volontariamente una gravidanza entro le prime 9 settimane di gestazione (63 giorni) con il metodo farmacologico, assumendo la RU486 o pillola abortiva. L’aborto chirurgico, invece, può essere praticato entro i primi 90 giorni di gestazione, intervento regolamentato dalla Legge 194/78.