Picchiato in carcere per più di 20 giorni, lo racconta al giudice al processo

 

 

Fu portato il 10 marzo 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dal penitenziario di Velletri dove c’era stata una protesta per il Covid appena esploso e li fu immediatamente picchiato per giorni, fino al successivo sei aprile quando avvenne “l’orribile mattanza” come il giudice per le indagini preliminari definì le violenze durante le quali circa 300 agenti penitenziari pestarono oltre duecento detenuti del carcere casertano per punirli della protesta del giorno prima. La sua storia emerge nel processo a carico degli unici due agenti penitenziari di Santa Maria Capua Vetere, che hanno scelto il rito abbreviato, per i quali la Procura ha chiesto le prime condanne: sei anni di reclusione per l’agente Angelo Di Costanzo e tre anni e otto mesi per l’agente Vittorio Vinciguerra. Il 30enne marocchino Fakhri Marouane, difeso dall’avvocato Lucio Marziale, è stato probabilmente il primo detenuto punito “in modo esemplare” a Santa Maria Capua Vetere per le proteste anti-Covid che tra Marzo e Aprile 2020 scoppiarono in tutte le carceri italiane, facendo registrare anche dei morti. Fakhri si è costituito parte civile in questo procedimento e anche nel processo ordinario a carico dei 105 tra agenti penitenziari, funzionari del DAP e medici dell’Asl. Nelle udienze dell’abbreviato ha raccontato ciò che subì dal dieci marzo al sei aprile 2020 nel carcere casertano, fatti che ancora oggi destano in lui un reale terrore dopo la “mattanza”. Il marocchino 30enne poi fu trasferito nel carcere di Pescara, dove ha fatto un percorso rieducativo concreto, diplomandosi e ottenendo la semilibertà.