Politica: morto a Roma Arnaldo Forlani, ex leader della DC ed ex presidente del consiglio

 

Addio ad Arnaldo Forlani. L’ex leader democristiano si è spento serenamente nella sua casa di Roma, all’età di 97 anni. Il politico democristiano era nato a Pesaro l’8 dicembre del 1925, per lui, come è avvenuto per Berlusconi, Palazzo Chigi proclama il lutto nazionale e i funerali di Stato che si terranno lunedì a Roma. È stato uno dei massimi esponenti della Democrazia Cristiana, politico di rango che ha ricoperto diversi incarichi apicali non solo come segretario della DC ma anche nel governo. Fu per molti anni il principale collaboratore di Fanfani nella corrente politica “Nuove Cronache”, la abbandonò negli anni ottanta e diede vita con Antonio Gava e Vincenzo Scotti alla corrente “Azione Popolare”. Fu presidente e vicepresidente del Consiglio, ministro degli esteri, della difesa e delle partecipazioni statali. E’ stato segretario della Democrazia Cristiana dal 1969 al 1973, poi nel triennio 1989-1992.Per un lungo periodo è stato presidente del Consiglio nazionale del partito. Candidato alla presidenza della Repubblica nel 1992, fu ostacolato dal fuoco amico all’interno della Dc. Il “coniglio mannaro”, come lo definì Gianfranco Piazzesi, scrittore e giornalista, è diventato comunque uno dei politici italiani più longevi. Dal 18 ottobre 1980 al 26 giugno 1981 è stato Presidente del Consiglio guidando un quadripartito formato da DC, PSI, PSDI e PRI. Lo scandalo della loggia massonica P2 lo portò alle dimissioni. Il XVIII Congresso nazionale del partito elesse nuovamente Arnaldo Forlani alla segreteria. Gestì da segretario la lunga crisi di governo che seguì alle dimissioni del 19 maggio 1989 dell’Esecutivo guidato da Ciriaco De Mita dopo i forti contrasti con Bettino Craxi. A luglio nacque il sesto governo Andreotti e prese corpo il cosiddetto CAF, l’asse politico tra Craxi, Andreotti e Forlani, che fu il perno della politica italiana per la restante parte della legislatura fino alle elezioni del 1992. E sempre nel 1992 fu coinvolto nell’inchiesta “mani pulite” dei giudici di Milano, che diede inizio alla fine della sua lunga carriera politica, dopo una permanenza nel Parlamento per nove legislature, dal 1958. 

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