Dalla fama di Venezia alla realtà di Castel Volturno: Mamadou e la lotta contro il razzismo

Dall’eco del red carpet veneziano ai drammi di Castel Volturno (Caserta): Mamadou, l’ispirazione dietro “Io Capitano,” racconta il suo percorso.

Mamadou, noto anche come Kouassi Pli Adama Mamadou, ha attraversato una trasformazione sorprendente. Dal ruolo di improvvisato “capitano” di un barcone di migranti al riconosciuto mediatore culturale e attivista presso il Centro sociale Ex Canapificio di Caserta. La sua storia è stata l’ispirazione dietro il film “Io Capitano,” diretto da Matteo Garrone e vincitore del Leone d’Argento a Venezia.

Ma il suo percorso è stato tutto tranne che semplice. A Castel Volturno, Mamadou è stato testimone delle ingiustizie quotidiane e dei ricordi dolorosi legati alla strage camorristica dei ghanesi avvenuta nel 2008. Sette ghanesi, innocenti vittime, furono colpiti da una pioggia di proiettili sparati dai Kalashnikov di un gruppo criminale, tra cui Giuseppe Setola. La loro colpa agli occhi degli assassini? Essere neri e indifesi, anche se in realtà non erano coinvolti in spaccio, come dimostrarono le indagini e i processi successivi.

Mamadou condivide una connessione profonda con queste vittime, poiché ha sperimentato l’angoscia di un viaggio dalla Costa D’Avorio all’Italia. Ha vissuto il dolore e lo smarrimento condivisi da molti italiani vittime innocenti della criminalità organizzata. In un commovente momento, Mamadou ha letto i nomi dei sei ghanesi uccisi da Setola – Ibrahim Alhaji, Karim Yakubu, Kwame Antwi Julius Francis, Justice Sonny Abu, Eric Affun Yeboa, Kwadwo Owusu Wiafe – e del settimo, Joseph Aymbora, che sopravvisse alle ferite inflitte dagli aggressori e testimoniò contro di loro, facendoli condannare. Joseph Aymbora morì per cause naturali nel 2012, ricevendo la medaglia al valor civile. Mamadou ha condiviso queste storie con gli studenti della scuola media “Garibaldi” nel Comune di Castel Volturno, molti dei quali sono figli di migranti, sottolineando l’importanza di conoscere queste storie per abbattere le barriere del razzismo e far comprendere i sacrifici fatti da chi cercava solo di migliorare la propria vita e invece è venuto a trovarvi la morte.