Eredi De Curtis: basta immagini di Totò

 

“Ho creato tanto rumore, sono il primo ristorante a essere denunciato dagli eredi della famiglia De Curtis. Ovvero di Totò”. L’imprenditore salernitano Roberto Sciarrillo, 55 anni, esulta sui social dopo aver vinto in primo grado la causa civile intentata dai nipoti di Totò per aver usato il nome del “Principe della risata” per il suo ristorante inaugurato nel 2015 e per aver riprodotto la famosa poesia ‘A livella‘, dipinta sui muri del locale. La sua insegna, per ora, è salva per  una dedica scritta a mano dalla figlia dell’artista partenopeo su un trofeo vinto durante un evento a Napoli nove anni fa. Quello di Sciarrillo, però, è l’unico caso, altri esercenti hanno dovuto cambiare nome in seguito a una sentenza del tribunale di Torino, che ha concesso agli eredi di Totò la possibilità di non poter  autorizzare il nome e della poesia. I giudici hanno anche stabilito una multa da circa 200 euro per chi non trasgredisce la legge.

La nipote dell’artista ha dichiarato che si tratta di rispetto per il nonno e di diritto per l’immagine. L’opinione di Sciarrillo è molto differe te cresciuto con il mito di Totò: “Sono scandalosi altro che salvaguardare la memoria di suo sonno, stanno facendo cassa per arricchire i loro conti correnti e quelli dei loro avvocati! 1967 morì l’uomo, nel 2024 uccidono il personaggio. Amen”.

Però, la battaglia legale per il ristoratore non termina: i nipoti di Antonio De Curtis sostengono che l’autorizzazione concessa per utilizzare l’immagine di Totò era vincolata alla presenza di Liliana (la figlia), scomparsa due anni fa. Per questo motivo,  vogliono ricorrere. Nel frattempo, Sciarrillo è stato costretto a rimuovere dal locale ogni riferimento grafico a Totò, compreso il testo della Livella dipinto sulle pareti che si chiude così: “Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simm serie…appartenimmo à morte!”.