Addio a Franz Beckenbauer, ci lascia un’autentica leggenda del mondo del calcio

Addio a Franz Beckenbauer: il leggendario calciatore tedesco è morto ieri, come ha comunicato oggi la famiglia all’agenzia tedesca Dpa. Un’altra leggenda del calcio che se ne va. Poco più di un anno dopo Pelé e a tre giorni da Mario Zagallo che come lui e prima di lui diventò campione del mondo da calciatore e poi da tecnico, è morto Franz Beckenbauer. Per gli italiani era l’avversario col braccio al collo all’Atzeca a Messico ’70, per tutti era ‘Kaiser’ Franz, l’imperatore del calcio, modello dell’eleganza applicata al pallone e prototipo del difensore moderno. Farà parte per sempre dei grandissimi del calcio, non a caso la Fifa lo inserì nella lista dei migliori dieci giocatori del ventesimo secolo. Per vederne la grandezza basta riguardare il suo personale albo d’oro: 3 Coppe dei Campioni, Coppa Intercontinentale, Coppa delle Coppe, campionati e Coppe di Germania con la maglia del Bayern, titolo mondiale nel 1974 e titolo europeo due anni prima con la maglia bianca della Nazionale, Pallone d’Oro come miglior calciatore europeo in due occasioni (1972 e 1976, nella prima occasione interrompendo la tripletta dell’altro grandissimo di quegli anni, Johan Crujyff), campione del mondo nel 1990 anche come ct della nazionale. Quella per la quale, da calciatore, aveva messo insieme 103 presenze di cui le ultime 59 consecutive. Numeri che non ne definiscono in pieno la bravura.

Beckenbauer era l’eleganza di palleggio, la coordinazione perfetta, il lancio d’esterno a trovare il compagno smarcato. Nato mediano, diventato libero, era giocatore moderno di un calcio antico che entrava nel futuro, tanto da far dire a molti che aveva reiventato il ruolo. E con quell’aureola, ingaggio’ epiche sfide con Johan Cruijff, del quale poi divenne amico, al punto da andare a sciare insieme a Kitzbuehel, in Bayern-Ajax, tre Coppe dei Campioni a testa per i due migliori club degli anni ’70, o nella finale mondiale Germania-Olanda del 1974. Momenti di grande bellezza calcistica.

Ma del Kaiser rimane soprattutto l’immagine epica di lui in campo, a trascinare la Germania, con il braccio al collo nella semifinale poi persa 4-3 contro l’Italia ai Mondiali di Messico ’70. Una scena indimenticabile; quella nazionale dell’Ovest viveva anche sulle parate di Sepp Maier e i gol di ‘Der Bomber’ Gerd Muller, ma era soprattutto Franz Beckenbauer. Che aveva fatto vedere di quale pasta fosse fatto già quattro anni prima, nel torneo iridato del 1966 in Inghilterra, quando aveva appena 20 anni ed era già uno dei leader della squadra tedesca, avendo mostrato eccezionali doti tecniche fino alla finale persa contro la nazionale di casa per una ‘svista’ del guardalinee sovietico Bakramov.