E’ come un film dell’orrore l’omicidio di Mario Palma, l’81enne trovato morto nell’abitazione del quartiere Fuorigrotta di Napoli, lo scorso 19 novembre.
Secondo quanto si è appreso il presunto assassino sarebbe il nipote, che avrebbe ucciso l’anziano con 92 fendenti, utilizzando un’arma da punta e da taglio, dopo avere consumato un caffé e sigarette in cucina. Secondo quanto si è appreso, inoltre, nel corso dell’interrogatorio l’uomo – fermato con l’accusa di omicidio aggravato – avrebbe anche confessato il delitto. L’azione conclusasi con la morte di Palma è iniziata nella cucina ed è proseguita anche nelle altre stanze, per finire nel soggiorno dove l’81enne si è accasciato. A indagare sono stati i carabinieri della compagnia di Bagnoli e del Ris coordinati dalla Procura di Napoli (sostituti procuratori Antonella Lauri e Roberta Simeone, procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, dallo scorso dicembre a capo della sezione “Sicurezza Urbana“)
A incastrare l’indagato è stata soprattutto la presenza delle sue tracce ematiche: si è ferito e dai riscontri eseguiti dai carabinieri del Ris sono emersi due differenti Dna uno della vittima e l’altro a lui riconducibile. A far scattare l’allarme, il giorno dell’omicidio (che sarebbe avvenuto nella mattinata) era stata una vicina di casa: aveva notato delle tracce di sangue sul pianerottolo e sulla porta e aveva telefonato al fratello dell’anziano, che era arrivato e, col doppione della chiave, aveva aperto l’uscio. La casa era in ordine, ma cassetti e mobili della stanza da letto erano stati aperti. Comunque durante i sopralluoghi eseguiti nell’abitazione vennero trovate in due occasioni, somme di denaro importanti e sebbene appaia verosimile non è ancora chiaro se il movente sia riconducibile a questioni economiche.
L’indagato in passato sarebbe stato più volte arrestato per droga e nel gennaio 2017 ferito in un agguato al Rione Traiano.