Per badare a Caivano, lo stato scopre le altre zone. Ad Afragola, così come Casoria ed altre città dell’area Nord di Napoli, c’è un serio problema di recrudescenza criminale. Dopo la sparatoria di due domeniche fa, -quando a piazza Castello ad Afragola-, due famiglie cercarono di risolvere i loro problemi a colpi di pistolettate, lasciando a terra due feriti gravi, (le indagini portate avanti dalla squadra Mobile di Napoli, -grazie ad alcune telecamere- inchiodarono 5 persone), il prefetto di Napoli Michele di Bari decise che era giunto il momento di utilizzare il pugno duro. Convocò subito un tavolo di ordine e sicurezza pubblica presso la casa comunale di Afragola. A quel tavolo erano seduti, -oltre alle forze dell’ordine-, anche il sindaco Antonio Pannone, e la sottosegretaria nonché vice sindaco Pina Castiello. Una riunione durata mezz’ora dove si decise che era giunto il momento di dire basta. In seguito ci sono stati vari blitz sia al rione Salicelle che nel centro storico sortendo sempre i soliti effetti: sequestro di piccole dosi di sostanze stupefacenti, qualche arma ritrovata, soldi e droga. Ma niente che avesse a che fare un piano serio e duraturo. Le forze dell’ordine dunque sono rimaste sempre le stesse.
Non si è parlato di come affrontare il fenomeno delle baby gang, che tutti i giorni aggrediscono anziani e bambini presso la pineta comunale di Afragola; non si conosce un piano serio di recupero giovanile, più in particolare di quei ragazzi che vivono in quelle famiglie disagiate, dove i padri stanno in galera e le madri costrette a prostituirsi per mangiare oppure a svolgere lavori saltuari guadagnando pochi euro al mese; non abbiamo capito come s’intende affrontare la questione delle illegalità diffuse come l’occupazione selvaggia dei marciapiedi ad opera di quei commercianti recalcitranti al rispetto delle regole; la guida dei veicoli senza assicurazione, oppure con la targa di prova fotocopiata ed attaccata sul paraurti posteriore nella speranza che nessuno si accorga dell’imbroglio; i reati perpetrati contro il patrimonio, ovvero i furti di autovetture (ad Afragola, come a Casoria e dintorni non si denunciano più. La gente si mette d’accordo direttamente con gli estorsori pagando il cavallo di ritorno). Insomma, il degrado avanza in modo inesorabile senza trovare contrasto.
Non ne parliamo della vendita degli stupefacenti tra il centro storico e la periferia. Il business negli ultimi anni è cresciuto tantissimo tanto che, un anno e mezzo fa, per dirimere una controversia sulla vendita della droga, ad Afragola c’è stato un omicidio. In tutto questo, il cittadino afragolese, è giunto perfino a inneggiare il clan Moccia, ricordando la famosa teoria secondo la quale “se ad Afragola non si spacciava la droga era perché i Moccia non volevano”. Insomma, tra sconcertanti teorie e diversità di vedute, ad Afragola, come a Casoria, c’è tanto altro da fare.
A Caivano invece, spuntano auto delle forze dell’ordine da ogni vicolo. Ad Afragola bisogna sperare di vederne una nonostante ci sia un commissariato dislocato al rione Salicelle,ed una stazione dei carabinieri. “Fanno quello che possono” racconta un membro delle forze dell’ordine. Ed in effetti è così. Per badare Caivano, il governo ha scoperto le altre zone. La coperta e corta e dunque qualcuno purtroppo rimane fuori. Una zona non sorvegliata, e senza il dovuto contrasto alle attività illecite, facilita una forma di recrudescenza criminale che sarebbe già diventata irrecuperabile. In pratica, ad Afragola come a Casoria, comandano i nuovi clan con il beneplacito dei vecchi padrini.