Nuove informazioni continuano a emergere riguardo alla tragica vicenda che ha colpito la città di Acerra, dove una bambina di soli 9 mesi è stata brutalmente azzannata alla testa dal pitbull di famiglia, morendo poco dopo il suo arrivo in ospedale per le gravi ferite riportate.
L’animale, che non era dotato di microchip, si è rivelato un aspetto cruciale della vicenda. Il microchip, infatti, è obbligatorio per legge e consente di raccogliere informazioni sanitarie fondamentali, inclusi i dati sulle vaccinazioni. È emerso che, oltre al pitbull, la famiglia possedeva un altro cane, un meticcio femmina di piccola taglia, correttamente registrato con microchip.
A seguito dell’incidente, entrambi i cani sono stati sequestrati e trasferiti al canile di Frattaminore, gestito dall’ASL Napoli 2 Nord. Le testimonianze di chi ha assistito alla tragedia riferiscono che il pitbull appariva tranquillo, mentre il meticcio sembrava spaventato. Le sorti del pitbull rimangono incerte: potrebbe essere sottoposto a un programma di rieducazione, ma non è escluso che possa essere abbattuto. La decisione finale sarà presa dalla magistratura, che valuterà il carattere dell’animale e la sua educazione nel contesto familiare.
Questo pitbull era già noto per un precedente episodio di aggressione: aveva infatti ucciso un altro cane durante una passeggiata con una dog sitter. Tuttavia, tale incidente non era stato segnalato all’ASL Veterinaria al momento dei fatti.
Nel frattempo, è stata disposta un’autopsia sul corpo della bambina, al fine di determinare con precisione la causa del decesso. Da una prima valutazione esterna, si ipotizza che la morte sia avvenuta a causa delle gravi ferite provocate dai morsi ricevuti al cranio e agli arti. Tuttavia, sono state segnalate anche aggressioni secondarie da parte di pitbull, in alcuni casi avvenute a morte già sopraggiunta. Le indagini proseguiranno con la massima cautela.
Il padre della piccola, che al momento dell’aggressione si trovava da solo con la bambina, aveva inizialmente raccontato ai soccorritori che la figlia era stata attaccata da un cane randagio. Solo successivamente, durante l’interrogatorio con la Polizia di Stato, ha ammesso che l’aggressore era il pitbull di casa. L’uomo, che lavora come barman, ha dichiarato che la tragedia si è consumata mentre entrambi stavano dormendo. Si sarebbe svegliato di soprassalto, trovando la bambina in una pozza di sangue, e ha quindi trasportato la piccola in ospedale in preda al panico.
Nel frattempo, l’appartamento è stato posto sotto sequestro dalla polizia per consentire gli accertamenti necessari. Il padre è stato sottoposto a test tossicologici come parte delle indagini in corso.