Napoli piange Roberto De Simone: addio al maestro della tradizione popolare

NAPOLI – Il mondo della cultura partenopea e italiana perde uno dei suoi più grandi interpreti: Roberto De Simone, classe 1933, è scomparso oggi, lunedì 7 aprile 2025, all’età di 91 anni. L’artista era stato ricoverato lo scorso gennaio per complicanze respiratorie. Con lui se ne va una delle figure più poliedriche e geniali della scena culturale nazionale, punto di riferimento assoluto per la valorizzazione della musica e del teatro popolare campano.

Musicista, compositore, regista teatrale, drammaturgo, scrittore, musicologo ed etnomusicologo, De Simone ha attraversato con la sua opera decenni di storia artistica, distinguendosi per la straordinaria capacità di intrecciare la cultura popolare con l’arte colta, donando nuova linfa a tradizioni secolari.

Nel corso della sua lunga carriera, ha ricoperto ruoli di grande prestigio: direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli dal 1981 al 1987, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella dal 1995 al 2000 (nominato per “chiara fama”), e accademico di Santa Cecilia dal 1999. Ma la sua grandezza va ben oltre gli incarichi ufficiali.

Il genio che riportò in vita le radici culturali di Napoli

A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, De Simone è stato l’artefice del recupero della tradizione orale e musicale campana, portandola alla ribalta nazionale e internazionale. Fondamentale l’incontro con gli artisti della Nuova Compagnia di Canto Popolare, con cui diede vita a un nuovo modo di intendere il folk: filologico ma innovativo, teatrale e musicale insieme.

De Simone è stato anche un compositore prolifico e raffinato: tra le sue opere ricordiamo “Io Narciso Io”, il “Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini”, l’oratorio “Lauda intorno allo Stabat”, la “Festa Teatrale” per il 250º anniversario del Teatro San Carlo, il melodramma “Mistero e processo di Giovanna d’Arco”, e la cantata drammatica “Populorum Progressio”, solo per citarne alcune. Collaborò anche con Edoardo Bennato all’album “Non farti cadere le braccia” e curò la regia di decine di opere liriche nei principali teatri del mondo, affrontando il repertorio di Mozart, Verdi, Rossini e Pergolesi.

“La Gatta Cenerentola” e “La Cantata dei Pastori”: capolavori senza tempo

Indissolubilmente legato al suo nome è “La Gatta Cenerentola”, capolavoro ispirato alla fiaba seicentesca di Giambattista Basile, rielaborata in chiave teatrale e musicale con una ricchezza di linguaggi che fonde melodramma, opera buffa e musical barocco. Ambientata in una Napoli popolata da munacielli e femmenielli, lavandaie e soldataglia spagnola, la sua Gatta Cenerentola è diventata un simbolo della cultura partenopea reinventata con spirito moderno.

Altro pilastro del suo repertorio è la sua rivisitazione de “La Cantata dei Pastori”, basata sull’opera tardo-seicentesca di Andrea Perrucci. La versione firmata da De Simone, resa celebre anche dall’interpretazione di Peppe e Concetta Barra, ha rilanciato l’antico testo natalizio, arricchendolo con una drammaturgia vivace e popolare, incentrata sulla lotta tra il bene e il male attorno alla nascita di Gesù.

Un patrimonio inestimabile

Nel 2022, su iniziativa dell’allora ministro della Cultura Dario Franceschini, fu avviato per De Simone il riconoscimento del vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli, destinato a figure artistiche che hanno segnato la cultura italiana.

Con la sua morte, Napoli perde un gigante, ma il suo lascito continua a vivere in ogni spettacolo, canto, opera o ricerca che abbia tratto forza dalla cultura popolare e l’abbia trasformata in arte. La città lo saluta con commozione e gratitudine: Roberto De Simone resterà per sempre uno dei suoi figli più grandi e illuminati.

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