Nel mondo criminale della camorra, anche il furto d’auto si trasforma in un affare. La tecnica del “cavallo di ritorno”, ovvero la restituzione del veicolo previo pagamento di una somma, rappresenta una delle attività più redditizie per i clan. Nell’area a nord di Napoli, i furti d’auto sono una costante, ma non tutti i colpi vanno a segno come previsto. A volte, infatti, i ladri commettono un errore fatale: rubano veicoli appartenenti a figure di spicco delle cosche.
Quando accade, la reazione dei malviventi è immediata. Appena scoperta l’identità del proprietario, l’auto sparisce senza lasciare tracce. Non per rivendita o occultamento, ma per pura autoconservazione: nessuno vuole rischiare la vita o un pestaggio per aver “toccato” l’auto di un boss.
A raccontarlo è Salvatore Roselli, ex affiliato al clan Amato-Pagano, oggi collaboratore di giustizia. Le sue parole illuminano un mondo in cui la paura della gerarchia criminale è più forte della fame di denaro.
“I ladri – racconta Roselli – usano dei computer per seguire le auto da rubare. Quando il proprietario parcheggia, impediscono la chiusura del veicolo. A Villaricca, la moglie di Marco Liguori fu derubata dell’auto mentre si era allontanata un attimo per comprare dei polli. Il giorno dopo mandammo l’imbasciata che c’era una macchina rubata che ci interessava. Non dicemmo che era di Marco Liguori: se i ladri l’avessero saputo, non l’avremmo mai più rivista. Si sarebbero spaventati troppo”.
Il timore reverenziale verso i “nomi grossi” del crimine è tale da spingere i ladri a disfarsi del bottino pur di non finire nei guai.
Roselli aggiunge un altro episodio personale: “Hanno rubato il motorino di mio nipote alla Sanità. Chiesi a una persona di occuparsene, dicendogli di non dire che era il mio. Ma lui lo fece. Quando i ladri capirono di chi era il motorino, non si fecero più vivi. Troppa paura”.
Un codice non scritto, alimentato dalla violenza e dal rispetto forzato, regola anche il sottobosco del crimine minore. E il cavallo di ritorno, da opportunità per fare soldi facili, può trasformarsi in una condanna per chi sbaglia bersaglio.