Scandalo alla Basilica di S. Antonio ad Afragola: Frati e complici in procinto di affrontare il processo

Si fa sempre più incandescente il caso che ha scosso la comunità di Afragola, dove frati e complici sono finiti al centro di uno scandalo che potrebbe culminare in un processo. Gli otto indagati, arrestati nell’agosto scorso con l’accusa di rapina aggravata, hanno ora ricevuto la notifica della chiusura delle indagini, disposta dal pubblico ministero Cesare Sirigliano della Procura di Napoli Nord. La comunicazione è stata ufficializzata dai carabinieri della caserma di Afragola, sotto la guida del luogotenente Raimondo Semprevivo.

Il caso, che ha coinvolto anche figure religiose, vede tra gli indagati due frati: Domenico Silvestro, che al momento dei fatti era parroco del Santuario di Sant’Antonio ad Afragola, e Nicola Gildi. Mentre Silvestro risulta indagato in stato di libertà, Gildi è ancora agli arresti domiciliari. Le indagini hanno inoltre coinvolto due imprenditori locali, Antonio Di Maso e Giuseppe Castaldo, entrambi agli arresti domiciliari, con quest’ultimo accusato di essere il mandante della rapina, con la presunta “benedizione” del frate Nicola Gildi. Quest’ultimo, preoccupato per le prove che le vittime avevano registrato su cellulari, avrebbe temuto che la vicenda sfuggisse di mano e finisse in uno scandalo.

Insieme a loro, sono stati notificati gli avvisi di chiusura indagine anche a Danilo Bottino (20 anni), Biagio Cirillo (19 anni), Sergio Colaluongo (21 anni), Patrick Filippini (21 anni), tutti ancora detenuti, e Giovanni Castaldo (54 anni), noto boss di Marigliano, che si trova ai domiciliari per motivi di salute, non compatibili con la detenzione in carcere.

Le accuse per tutti gli indagati sono di rapina aggravata, in relazione agli eventi che hanno scosso la cittadina. La vicenda è esplosa l’1 agosto 2024, quando vennero arrestati padre Domenico Silvestro, accusato di abusi sessuali e di rapina aggravata in concorso, e padre Nicola Gildi, che si ritiene fosse il mandante della rapina. Gli arresti coinvolsero anche i giovani Danilo Bottino e Biagio Cirillo, considerati gli esecutori materiali, insieme agli imprenditori Antonio Di Maso e Giuseppe Castaldo, quest’ultimo cugino di un noto boss di Marigliano, che avrebbe messo a disposizione i suoi uomini per l’operazione.

Tuttavia, l’arresto degli otto non ha fermato le indagini, che hanno rivelato la presenza di altri complici non ancora identificati. Le intercettazioni hanno consentito agli investigatori di scoprire ulteriori dettagli sull’operazione, tra cui le pressioni psicologiche esercitate su alcuni degli esecutori e le promesse di denaro per i loro familiari. Il caso, che ha già provocato un grande clamore, è destinato a evolversi ulteriormente con l’avvicinarsi del processo.