La sentenza n. 20665/2025 ribadisce il principio di legalità e tutela del territorio
Con la sentenza n. 20665 del 4 giugno 2025, la Corte di Cassazione penale ha tracciato una linea netta in materia di abusivismo edilizio: non è ammissibile il condono retroattivo. Una decisione che assume grande rilievo per il settore edilizio e urbanistico, poiché riafferma la centralità della certezza del diritto e il valore della pianificazione preventiva.
Il caso trae origine da un ricorso presentato contro un ordine di demolizione già disposto. I ricorrenti chiedevano la sospensione della misura, sostenendo la possibilità di rivalutare la condonabilità dell’immobile attraverso verifiche tecniche e pareri sulla compatibilità antisismica dell’opera. In sostanza, si chiedeva di riaprire la strada alla sanatoria nonostante i termini di legge fossero ormai scaduti.
La Suprema Corte ha respinto con fermezza questa impostazione, chiarendo alcuni punti fondamentali:
- l’ordine di demolizione è una conseguenza diretta e vincolata dell’accertata abusività dell’opera;
- il condono edilizio è uno strumento eccezionale e a tempo determinato, introdotto dal legislatore in momenti storici specifici e con scadenze precise;
- una volta spirati i termini, non è più possibile invocare ex post la condonabilità dell’opera attraverso accertamenti tecnici o rivalutazioni normative.
La Cassazione ha inoltre riconosciuto che la normativa antisismica ha un ruolo centrale nella tutela della pubblica incolumità, ma ha escluso che possa trasformarsi in un “grimaldello” per sanare retroattivamente abusi edilizi. Le verifiche sulla sicurezza strutturale restano fondamentali per le nuove costruzioni e gli adeguamenti, ma non possono incidere su abusi già cristallizzati in sentenza.
Implicazioni della decisione
La pronuncia produce effetti concreti e rilevanti:
- conferma la rigidità del quadro normativo sugli abusi edilizi;
- ribadisce che i condoni sono finestre temporali straordinarie, non strumenti permanenti;
- richiama cittadini, professionisti e amministrazioni a un approccio più responsabile e preventivo nella gestione del territorio.
In sintesi, la Corte riafferma che la certezza del diritto e la tutela del paesaggio e della sicurezza collettiva devono prevalere su tentativi di “recupero” tardivo degli abusi.
Un messaggio chiaro per il settore edilizio
Per imprese, tecnici e privati cittadini, il messaggio della Cassazione è inequivocabile: gli interventi edilizi devono essere progettati e realizzati nel pieno rispetto delle norme urbanistiche e antisismiche, senza confidare in futuri condoni. Solo così si può garantire uno sviluppo ordinato, sicuro e rispettoso dell’interesse pubblico.