Arzano

Arzano: Arrivano le motivazione dello scioglimento, i clan gestivano la cosa pubblica

Sono state rese note lo motivazione che hanno portato allo scioglimento del Comune di Arzano per infiltrazione camorristica.

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All’interno della relazione del Prefetto di Napoli si nota come la macchina amministrativa di Arzano fosse totalmente in controllo dei clan egemoni sul territorio. Già nelle liste che hanno sostenuto la candidatura di Fiorella Esposito, si legge nella relazione del Prefetto, si potevano scorgere infiltrazioni dei clan egemoni sul territorio in maniera diretta. Dirigenti, assessori e consiglieri erano  riconducibili in maniera diretta e indiretta alla criminalità.

L’organo ispettivo ha segnalato  le assidue frequentazioni  con  soggetti  organici  o  riconducibili  ad organizzazioni criminali, ponendo in rilievo, in particolare per  uno di essi, le cointeressenze e le  indebite  pressioni  esercitate  nei confronti  di  componenti  dell’apparato  burocratico  finalizzate  a condizionare l’istruttoria di procedimenti amministrativi.

Su molti esponenti dell’Amministrazione Comunale di Arzano gravavano indagini di Polizia e addirittura della Direzione Distrettuale Antimafia. Dalla relazione del Prefetto si evincono decine di episodi che rendono palese la commistione tra amministrazione e criminalità, coinvolgendo la totalità degli uffici comunali.

Elementi significativi di un’amministrazione comunale avulsa  dal rispetto dei principi di legalità e buon andamento sono emersi anche dalle modalità di gestione dei  beni  confiscati  alla  criminalità organizzata.  La  commissione  d’indagine  evidenzia  che  la   quasi totalità dei beni confiscati  alle  associazioni  camorristiche  nel Comune di Arzano era di proprietà di un esponente  di  spicco  della locale  associazione  camorristica,  in  stretti  rapporti   con   un amministratore   locale.   Solamente   dopo   l’insediamento    della commissione d’indagine il primo cittadino ha provveduto ad  assegnare un immobile, peraltro in violazione della normativa  di  settore,  in quanto l’associazione assegnataria non dispone  dei  fondi  necessari per ristrutturare e utilizzare il bene.